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IL ROMANISTA. Pallotta: “Io, la Roma e De Rossi”

(D.Giannini) «Credo di aver strappato la firma a De Rossi con la breve conversazione che abbiamo avuto in campo». Sentendo le parole pronunciate da James Pallotta, ai tifosi romanisti si sono spalancati gli occhi, rizzate le orecchie ed è comparso un sorriso grande così. Un sorriso come quello del “socio forte” della cordata americana. Che, subito dopo aver lanciato questa bomba nel corso di una intervista a Roma Channel, scoppia in una fragorosa risata che lascia ancora qualche incertezza sull’esito della trattativa per il rinnovo di Danielino. (…) Deciso, sicuro, spigliato, dinamico, intervistato al centro del campo con la felpa della Roma. Eppure rispettoso del lavoro degli altri e dalla storia del club. «Sono venuto in Italia tante volte e la amo – esordisce -. Il mio unico problema è che temo di avere lavorato troppo negli ultimi 30 anni e non ho passato abbastanza tempo qui con la mia famiglia! La famiglia di mio padre ha origini romane, quella di mia madre è di Bari. Ma io mi considero al 100% italiano prima ancora di considerarmi americano e i miei figli pensano lo stesso. La prima impressione venendo qui è stata spettacolare: non mi ero reso conto di come questa struttura fosse straordinaria. Non lo conoscevo, ed ho visto che lo è ancora di più lo staff tecnico: l’allenatore, con Franco, Walter e tutti gli altri sono veramente eccezionali. Qui c’è un’organizzazione di primo livello. Probabilmente adesso sono ancora molto più entusiasta e quando tornerò a Boston ne parlerò con gli altri soci, dirò cosa ho visto. Anche loro dovrebbero venire qui a vedere cosa stiamo facendo qui. Ripeto, sono ancora più entusiasta di quando abbiamo iniziato a parlare di poter essere così fortunati da diventare i proprietari della Roma».

Cosa pensa di questo gruppo, di questo staff?

Sapevo già della loro competenza, che è il massimo. Ma vederla dal vivo… Vedere un allenamento, parlare con Walter e provare a levargli qualche sigaretta, cosa difficile perché le tiene tutte per lui! E’ un incredibile gruppo di talenti quello dello staff. Mi piace moltissimo quello che stiamo vedendo e quello che Luis e la squadra stanno facendo. Dal mio punto di vista, spero soltanto che la proprietà possa essere vicina il più possibile alla bravura dello staff tecnico: così saremo una grande squadra per lungo tempo.

Un ritorno al passato, guardando al futuro. E’ questo il vostro investimento?

Non vorrei vederlo come un investimento. Per me non è importante dal punto di vista finanziario. E’ come quando decisi di entrare nel progetto dei Boston Celtics. Per me anche questa è un’opportunità per creare di nuovo qualcosa di veramente speciale. Avere Roma al top del mondo, come una delle migliori squadre, perché è questo quello che Roma dovrebbe essere, questo è quello che mi guida. Se la Roma farà bene, questo non mi cambierà la vita dal punto di vista finanziario. E’ più una questone di cuore.

Quali sono gli obiettivi?

Se iniziassi a parlare di calcio adesso, non farei la cosa giusta. Perché non ho neanche lontanamente le competenze del nostro staff tecnico. Il nostro obiettivo è quello di fornire tutte le risorse necessarie a Franco e agli altri per una grande squadra, per un lungo periodo. Dire che vogliamo vincere in un certo numero di anni non credo che sia il mio compito. Noi dobbiamo fornire le risorse, poi abbiamo uno staff manageriale. Sarà solo una questione di tempo arrivare dove meritiamo di stare.

Come intendete lavorare sul marketing e sul merchandising?

Nei prossimi mesi annunceremo diverse cose sulle quali stiamo lavorando. Attualmente abbiamo predisposto un piano generale. Mark Pannes e Sean Barror ed altri hanno lavorato al piano con me. Il brand Roma da un punto di vista sportivo è il meno sfruttato al mondo. Noi, prima di tutto e più di tutti, abbiamo Roma. Roma sta sopra a tutte le altre città. Perciò ha la possibilità di diventare un brand significativo. Abbiamo in cantiere un tour negli States la prossima estate. Penso ad una tournée come non ne sono mai state fatte prima. Faremo anche altri annunci, ma ora non voglio andare troppo oltre. L’obiettivo è che meglio faremo in questo e più risorse aggiungeremo alla squadra.

Ha incontrato anche Totti e De Rossi. Quali sono state le sue impressioni?

Credo di aver strappato la firma a De Rossi con la breve conversazione che abbiamo avuto in campo(ride, ndr). Rappresentano Roma davvero molto bene. Vogliamo tenerli con noi il più a lungo possibile. Per me loro sono la Roma. Fino ad oggi c’è stato un grandissimo lavoro dello staff. Siamo solo all’inizio? Se vogliamo paragonarlo al baseball, sì siamo solo al primo inning rispetto a ciò che abbiamo pianificato. Il brand, il merchandising… Ci sono collaborazioni e partnership che annunceremo nei prossimi mesi per mostrare alla gente chi siamo. Siamo solo al primo inning.

Luis Enrique è una grande novità per il calcio italiano, non solo dal punto di vista tecnico ma anche di mentalità, nel gioco. Può essere questa la strada per arrivare al successo?

Riguardo la parte tecnica, noi vogliamo avere il meglio che possiamo e credo che al momento lo abbiamo. Dal punto di vista della proprietà dobbiamo fornire le risorse giuste, come detto prima. E se lo faremo, potremo avere quello che ci serve per arrivare al successo. Un famoso proverbio dice “Tutte le strade portano a Roma”.

Era destino?

Sì. Mio padre è scomparso due anni fa (sospira, ndr), questa settimana due anni fa. Era di Roma, gli sarebbe piaciuto assistere a tutto ciò. Mia madre naturalmente è felice e anche la mia famiglia, ma avrei voluto che mio padre potesse vedere tutto questo, perché lo avrebbe amato più di qualsiasi altra cosa. Mio padre era un vero italiano e un vero romano.

Un saluto ai tifosi

Forza Roma!

 

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