(M.Izzi) – Gennaio 1987, un quarto di secolo fa, Dino Viola (di cui oggi ricorre il 21° anniversario dalla morte), rilascia un’intervista a tutto tondo di cui mi sembra giusto riproporre i passaggi salienti, non solo per ricordare la figura di uno dei più grandi personaggi della storia giallo-rossa, ma anche per evidenziare la modernità del suo pensiero, lo spirito “veggente” con cui sapeva leggere il futuro del calcio italiano e della sua amata Roma. Un’intervista dicevamo, pubblicata dalla rivista ufficiale del Club, “La Roma”, che assomiglia molto di più ad un monologo, ad un flusso ininterrotto di pensieri, tanto che l’estensore del pezzo non è neanche citato, né nel sommario, né tanto meno nelle sei pagine dedicate a questo “A tu per tu”. Viene la tentazione di credere che sia le domande che le risposte siano il frutto della penna di Viola o che, al massimo, si debbano ad una trascrizione fedele, effettuata non da un redattore del mensile ma, ad esempio, daRiccardo Viola, vale a dire un figlio, appartenente alla cerchia familiare più intima. Prima di dare conto di quanto pensava …. e scriveva, Dino Viola nel gennaio 1987, è appena il caso di inquadrare storicamente il momento in cui questo articolo vide la pubblicazione. La Roma, dopo lo scudetto sfiorato al termine della stagione 1985/86, stava vivendo un momento difficile. Il 21 dicembre 1986 Viola e i tifosi romanisti avevano dovuto ingoiare il boccone amaro della sconfitta interna con il Milan. (…)
Chiarire la tempistica di questo intervento è importante anche per quanto sveleremo alla fine di questo articolo. La pagina 16, la prima, è dedicata al passato, in pieno “violese” il presidente che dice come nella precedente stagione il «collettivo è stato capace di arrivare alle soglie dello scudetto, nonostante due partite (Verona-Roma e Roma-Lecce) perse non per demerito della squadra, bensì per motivi oscuri, che comunque fanno parte della logica “opinabile” del calcio (anche in Roma – Lecce, ricordiamolo, vi fu una rete r egol a r e annul l a t a a l l a Roma . N.d.R.)».C’è poi tutta una lunga parte in cui Viola si sofferma a difendere il progetto tecnico legato ad un allenatore giovane e molto discusso: «Il rapporto con Eriksson era e resta quello dei tempi in cui accettò la proposta della Roma, in linea con le aspettative iniziali (…) il collettivo di questa Roma è formato in maggioranza da giovani che garantiscono il futuro». Una Roma giovane e con una forte priorità: lo stadio: «Sappiamo quali sono i motivi della riduzione delle presenze negli stadi, riduzione che si può annullare solo permettendo agli interi nuclei familiari di ritornare ad assistere ad uno spettacolo calcistico senza paura e con il confort indispensabile per vivere una giornata di sport dalla mattina alla sera». Viola aggiungeva inoltre di aver già avuto incontri con il Presidente del Coni e con il pro-sindaco Redavid e di attendere «entro poche settimane la risposta».
Il congedo non poteva che essere dedicato ai tifosi: «A loro, come sempre, non chiedo nulla, a me basta che continuino a comportarsi come hanno sempre fatto, cioè civilmente. Continuino, in questo senso, ad essere un esempio (…)» Alla fine di gennaio, esattamente nei tempi che Dino Viola aveva preventivato, arriverà la risposta delle autorità competenti sulla questione del “megastadio”. La Giunta del Comune di Roma boccerà il progetto. Viola emanerà un comunicato ufficiale in cui, tra l’altro, diceva: «Prendo atto della decisione della Giunta, che pur significando la sua preferenza per l’iniziativa della Roma, non ha ritenuto di poterle dare seguito. Sono profondamente dispiaciuto che una iniziativa privata, coraggiosa e di largo respiro, che avrebbe dato non soltanto grandi prospettive alla Roma, ma grande impulso alla crescita sportiva della città, a costo zero per l’amministrazione, non possa essere realizzata. (…) vengono frustrate le prospettive della società che non potrà contare per l’immediato futuro, su strutture che le consentano di competere alla pari con i club delle altre grandi città italiane (…)»