(G. Giubilo) – Addio alla Coppa Italia, ci può anche stare a questo livello. Offende invece il modo: un baratro difensivo dopo sei minuti, poi l’opera d’arte di Del Piero, la Juve a fruire della vocazione tattica più produttiva, una Roma in tono minore. Incide il rivoluzionamento della difesa, Kjaer per Juan, Taddei a destra dove rende meno, labili i tentativi di recupero, sipario chiuso con l’ingenua reazione di Lamela e il rosso inevitabile, fa bene Luis Enrique a risparmiare a Totti una inutile fatica per il finale in inferiorità numerica. Apprezzabile la pressione alta della Juve, assai meno la continua aggressione verbale verso gli ufficiali di gara, fin troppo tolleranti, proteste perfino su falli solari (Bonucci su Totti) e sui tuffi di Borriello. Mentre si avvicina la chiusura del mercato di riparazione, siamo tutti al limite dello sfinimento per la soap opera della quale sono protagonistiCarlitos Tevez e i suoi tanti, troppi corteggiatori. L’auspicio è che il Milan non dia retta ai capricci dell’argentino, che l’ha preso come parafulmine per gestire i suoi affari. Del bizzoso attaccante il nostro campionato può fare a meno senza troppi rimpianti. Meglio dedicare qualche briciola di interesse al Totti possibile azzurro all’Europeo, temo che le chiacchiere e la varietà degli umori mediatici ce le porteremo almeno fino alla primavera inoltrata. Per aggirare meno stucchevoli temi, vale la pena di concentrarsi sul proseguimento della parentesi programmata per i quarti della Coppa Italia, che ancora devono esprimere tre verdetti. Pomeriggio per la meno affascinante delle superstiti sfide, tra Siena e Chievo in palio il poco lusinghiero titolo di anello debole della penultima fase, mentre superiori elementi di interesse reclama l’appuntamento serale del San Paolo. Ranieri all’ennesima verifica del suo stellone, che per ora non ha prospettato segni di tramonto. Ma il Napoli di Mazzarri vorrà se non altro confermare la sua felice ispirazione nelle sfide di metà settimana, soprattutto in Europa. A chiudere il turno, sempre che la minaccia della nebbia non si materializzi, domani la Lazio deve tornare a sorbirsi il campo di patate dal quale è appena uscita delusa e amareggiata, sperando di potersela giocare, contro il Milan, senza l’intervento di fattori esterni sgradevoli.