(T. Carmellini) –Basta un tempo e la Roma va. In realtà serve poco più della metà della vera Roma a mettere in ginocchio la Fiorentina alla quale la squadra di Luis Enrique ha anche concesso un tempo di vantaggio. Alla fine passa la più forte e stavolta è la Roma che si prende una bella rivincita dopo la batosta rimediata del Franchi poco meno di quaranta giorni fa. Era stata la partita della svolta, quella aveva decretato l’apertura di un ciclo, di una crescita collettiva che continua a far volare i giallorossi: quarto successo consecutivo il terzo senza incassare gol. Arriva così la qualificazione ai quarti di finale di coppa Italia che la Roma giocherà il 24 o 25 gennaio a Torino contro la Juventus (cosa che costringerà i giallorossi ad anticipare la sfida di campionato contro il Cesena all’Olimpico a sabato 21). Alla faccia della Roma titolare e del «vogliamo andare avanti, Luis Enrique si presenza con una formazione molto rimaneggiata. Senza Osvaldo infortunato e con De Rossi e Rosi non al cento per cento, il tecnico giallorosso rinuncia anche a Pjanic in mezzo al campo riproponendo lo sfortunato esperimento Viviani per un centrocampo inedito formato dal giovane giallorosso, Gago e Greco. Ed è tutta un’altra cosa, senza i tre «titolari» visti contro il Chievo (De Rossi, Simplicio, Pjanic), nel primo tempo la qualità lì in mezzo è mancata eccome. Poco filtro per la difesa con Kjaer che va più volte in affanno e ancor meno spinta offensiva: almeno fin quando Gago cresce e prende in mano la situazione. Nei primi venti minuti la Roma rischia almeno un paio di volte e se la cava solo per la poca precisione di Ljaljic. Lì in mezzo manca il cervello, quel De Rossi divenuto ormai cardine imprescindibile della manovra giallorossa, che l’Olimpico ha più volte inneggiato. Così, il primo tiro in porta della Roma arriva al minuto 39, firmato Lamela: la difesa viola devia in angolo. Sugli sviluppi è ancora il giovane argentino ad impegnare a terra Neto. Fin qui un netto passo indietro. Ma la ripresa è tutta un’altra partita.La strigliata dell’intervallo di Luis Enrique serve alla Roma che rientra col coltello tra i denti e cambia la dinamica della partita. Dentro Perrotta per Viviani (altra bocciatura) e il centrocampo acquista dinamismi dimenticati. La Fiorentina subisce e la Roma passa dopo otto minuti. Ci pensa Lamela a sbloccare la gara, sfruttando un’idea di Totti e un rimpallo fortunoso: implacabile il piatto destro tra le gambe del povero Neto. La squadra di Luis Enrique cresce e l’ingresso di Borini per un Bojan a corrente alternata, cambia definitivamente la gara. Il giovane talento giallorosso, al rientro dopo un infortunio lungo oltre due mesi, ruba un pallone modello Paolo Rossi, apre il gioco per Totti che la mette su vassoio d’argento ancora per Lamela. Altro piattone, stavolta sinistro, e raddoppio dell’asso argentino alla sua prima doppietta in carriera. Prima dei tre fischi finali del modesto De Marco c’è gloria per Borini che fa tutto da solo: si ritrova la palla tra i piedi per un nefasto rinvio di Neto e lo castiga alla sua maniera. Fa 3-0, Roma ai quarti di finale di coppa Italia contro la Juve: ma a Torino. Sui titoli di coda il coro della Sud che chiama De Rossi per una volta tanto in tribuna: «Firma sto… firma sto… firma sto contratto!!!».