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IL TEMPO. Una Roma bella d’inverno

Esultanza

(A. Austini) – Dalla Juve alla Juve è tutta un’altra storia. La Roma che si avvicinò alla sfida di campionato con i bianconeri del 12 dicembre e quella pronta a sfidarla di nuovo domani in Coppa Italia sembrano due squadre diverse. Tremebonda, sfigata, senza difesa, con un gioco noioso e un tecnico tentato dall’addio la prima, bella, divertente, inarrestabile e baciata dalla fortuna la seconda. Al giro di boa del campionato, che in realtà sarà compiuto in pieno solo dopo il recupero di Catania, c’è una Roma che fa paura a chiunque. I tredici punti conquistati nelle ultime cinque partite giocate per intero, più il successo in Coppa Italia sulla Fiorentina, sono lì a dimostralo. Adesso la giovane banda di Luis Enrique ha un’identità, un gioco collaudato grazie a uno spartito leggermente modificato in corsa e condiviso in pieno dai giocatori, più la forza dei solisti. La classe dell’eterno e polivalente Totti, i gol di Osvaldo prima dell’infortunio, la carica esplosiva di Lamela, la personalità di Pjanic e Gago, la sicurezza riportata da Stekelenburg tra i pali di una porta maledetta, la solidità difensiva ritrovata (in parte) grazie all’esperienza di Juan ed Heinze, la capacità di Taddei, Simplicio e Greco di riciclarsi e farsi trovare pronti al momento giusto. Tutte queste armi rendono equilibrato, almeno nelle aspettative, il confronto di domani con l’imbattibile (per ora) Juve di Conte. I voti più alti nelle pagelle del primo semestre vanno a Luis Enrique, Totti e Lamela. Il tecnico, protetto dalla società, si è tappato le orecchie nel momento più difficile e ha trovato le soluzioni per sbloccare la sua Roma. Ma, in fondo, lo spagnolo è stato bravo soprattutto a non cambiare l’idea di fondo e convincere un gruppo all’inizio molto scettico a seguirlo. Il capitano è il simbolo della trasformazione: l’ennesimo record raggiunto con la doppietta al Cesena è un dettaglio rispetto alla sua ritrovata leadership tecnica in un ruolo che sembrava non appartenergli più. Gli elogi, da Alemanno in poi, si sprecano. E persino Prandelli gli invia un messaggio in vista dell’Europeo: «Se a fine campionato – dice il ct sul capitano – ci fossero giocatori con grande personalità in buone condizione saranno presi in considerazione». Nell’attacco di Luis Enrique Lamela ha fatto il resto: ad appena 19 anni è il peggior incubo di qualsiasi difesa. Quello che funziona supera di gran lunga i problemi seminati in un cantiere ancora aperto. All’appello mancano i gol di Bojan, la freschezza che Josè Angel doveva riportare sulla fascia sinistra, la forza fisica di Kjaer e il contributo di qualche «vecchio»: Perrotta, Cassetti e Pizarro sono comparse. A voler essere cattivi, lo è diventato anche DiBenedetto: oggi il presidente torna a Trigoria ma il vero volto americano della Roma è quello di Pallotta.

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