(M. Pinci) – In attesa di sapere se il rientro posticipato influenzerà o meno il rendimento della Roma al rientro dopo le feste, Luis Enrique ha già conquistato un cuore illustre. Quello del suo amico Luis Enrique: solo un anno fa, per tutti a Barcellona, il tecnico della Roma sembrava l’erede designato al trono del Pep. Che adesso, dopo il suoi primi mesi da tecnico “vero”, lo incorona, nonostante le difficoltà iniziali: «Luis Enrique è un eccellente allenatore — giura Guardiola — ha la virtù di non lasciarsi influenzare, mi congratulo con i suoi dirigenti per la pazienza mostrata. Ha finito bene l’anno, e potrà fare un gran finale di campionato». La Roma alla catalana, dunque, piace anche al maestro del genere. Stessa filosofia, in campo e fuori, persino negli allenamenti: come da tradizione catalana, infatti, Luis Enrique non ha voluto pesare la squadra: «Non siamo bambini». Per avere un’idea dello stato di forma dei giocatori meglioun allenamento di quasi due ore, tra test fisici e controlli telemetrici, abbastanza intenso e specifico da mettere a nudo eventuali “sgarri” natalizi. Tutti promossi, tutti molto attivi durante la sosta. Anche troppo: durante le vacanze in Argentina il giovane Erik aveva rimediato un colpo durante un’amichevole giocata (autorizzato) per la fondazione Zanetti. Ieri un’altra botta alla stessa caviglia, già infortunata in estate, lo ha costretto a uscire anticipatamente dal campo. Nulla di serio, assicurano da Trigoria, convinti di non dover rinunciare all’argentino domenica contro il Chievo. E tantomeno a De Rossi, allenatosi a parte per un fastidio all’adduttore destro: altri due giorni di attenzioni, ma nessuna allerta. Se non quella, costante, per il rinnovo in sospeso: quasi scontato che, tra l’arrivo di Pallotta e il contatto tra Baldini e l’agente Berti, questa sarà la settimana del dentro o fuori. «Daniele è sereno, spero resti», il buon anno al compagno di Fabio Borini, che dopo 66 giorni di stop chiede spazio: «Col Chievo vorrei rientrare». Mercato: Caprari al Pescara, nel passaggio di Borriello alla Juve anche 275 mila euro di incentivo all’esodo. Torino, in fondo non è Roma.