Il vero peccato non è il 3-0 finale ma il fatto che la partita sia finita proprio sul più bello: altri venti-trenta minuti e la Roma avrebbe sicuramente ribaltato il risultato. Invece, per l’ennesima volta, il destino ci ha messo la zampino infrangendo i sogni dei pazienti tifosi. La sconfitta di Torino, tuttavia, fa ben sperare perché la squadra di Luis Enrique ha dominato il secondo tempo quasi fosse la copia bella del Barca. E’ riuscita a rinchiudere gli avversari nella propria metà campo e, a testa altissima, impegnare il redivivo Storari con almeno quindici tiri nello specchio della porta. Soltanto la serata di grazia del vice Buffon, infatti, ha regalato ai suoi il lasciapassare per la semifinale. Ora, quasi fortunatamente, archiviate senza rimpianti l’Europa League e la coppa Italia, c’è il tempo necessario per raggiungere il vero obiettivo stagionale: lo scudetto. La strada è in discesa e già da domenica contro il Bologna, l’unica squadra che nel girone d’andata è riuscita a ingarbugliare il possesso romanista, è possibile proseguire nella rincorsa verso il primo posto. Undici punti, con i lunghissimi venticinque minuti da recuperare a Catania, sono un divario facilmente azzerabile. Il perché è di facile spiegazione: in questo preciso momento la Roma può contare su calciatori in stato di grazia. Josè Angel, Kjaer, Fabio Simplicio e Bojan stanno facendo vedere mirabilie e il loro apporto, di certo, diventerà la freccia in più nella faretra dell’allenatore spagnolo. In questo scenario sostanzialmente eccellente, tuttavia c’è qualche microscopico rischio da schivare. Quisquiglie se rapportate all’accattivante e fruttuosa prestazione di ieri sera allo Juventus Stadium. Piccolezze su cui meditare senza affanno. Ormai, per fortuna, la via verso l’Olimpo è ben tracciata. Che importa se ogni tanto si inciampa in un sasso: il futuro, quello della “proposta” e del possesso palla, è già ampiamente dipinto di giallo e rosso.
A cura di Piergiorgio Bruni