(L.Valdiserri) – «L’ho fatto perché il gruppo conta più del singolo, lo rifarei da capo e lo rifarò con qualunque altro giocatore. Se il mio modo di pensare non va bene, può venire un altro allenatore». Luis Enrique non arretra di un centimetro. La sconfitta della Roma a Bergamo, l’undicesima della stagione, la nona in campionato, passa in secondo piano sopraffatta dal caso-De Rossi. Un ritardo alla riunione tecnica (si parla di 5 minuti) è costato a Capitan Futuro la tribuna contro l’Atalanta. Il tecnico asturiano non racconta nei dettagli l’episodio, lo faranno altri dirigenti, ma la faccenda è chiara. La legge è uguale per tutti, è la tesi di chi difende comunque le scelte del tecnico. Ma deve esistere il buon senso che gradua la pena a seconda del reato, dice chi vede solo integralismo nella gestione del gruppo da parte dell’asturiano. Quel che resta, comunque, è la nona sconfitta in campionato, una figuraccia finita tra gli olè del pubblico atalantino. Tra i giocatori c’è stato chi – come Heinze e Perrotta – ha cercato di fare da mediatore. Si spiega anche così la risposta di Luis Enrique a chi gli ha fatto notare che, sia a Firenze (Osvaldo) che a Bergamo (De Rossi), la squadra si è disintegrata dopo la punizione inflitta a uno del gruppo. «È così, ma cosa dovrei fare? Dare ascolto a quello che vogliono gli altri o fare quello che penso sia il meglio per la squadra? Io ero pronto per la partita dalle 7 di mattina e ora sono qui a spiegare una partita brutta, siamo lontanissimi dalla squadra che voglio». Sull’argomento è intervenuto anche il direttore generale Franco Baldini: «De Rossi ha fatto ritardo alla riunione tecnica, Luis Enrique ha dettato delle regole, poche ma precise, e non transige. La cosa particolare è che l’episodio abbia colpito un giocatore che, per il comportamento che ha, è un esempio. De Rossi ha accettato la decisione con grande serenità e professionalità. Che sia difficile da capire lo comprendo anche io, ma il nostro allenatore non ha mai guardato la convenienza nell’immediato. Siamo convinti che, nel tempo, queste decisioni porteranno dei frutti». Bisognerebbe spiegarlo anche ai tifosi, che vedono una stagione con undici sconfitte (9 in campionato, una in Coppa Italia e una in Europa League) e che, soprattutto, si domandano se questo gruppo abbia davvero bisogno di tanto bastone e poca carota. È giusto avere delle regole ed è giusto farle rispettare, ma l’intransigenza rischia di essere un boomerang. Tanto più a Roma, dove ogni tipo di ipotesi è volata per la città di bocca in bocca: da una rissa Kjaer-De Rossi a qualcosa di più di un semplice ritardo, prendendo a prova provata la frase di Luis Enrique sulle 7 di mattina.