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CORRIERE DELLO SPORT. Così Lucho ha allargato il gioco

Luis Enrique

(Corriere dello Sport) In una partita di mezz’ora, che ha definito «pazza» «invitante» , gli serviva un’idea che spostasse gli equilibri. Luis Enrique l’ha studiata e ha provato ad applicarla per battere il Catania, costruendo una Roma mai vista.(…)

L’ATTACCO – Quando Totti è in campo, metro più o metro in meno, la Roma si sistema con il 4-3-1-2, in cui le punte giocano piuttosto strette e il trequartista ha il compito di innescarle, senza escludere gli inserimenti personali. Mercoledì al Massimino, invece, Luis Enrique ha preferito giocare con un centravanti puro, Borini, al centro dell’attacco, puntando su un 4-3-3 zemaniano: due esterni veri, Piscitella e Lamela, assistiti da due terzini che spingono, Rosi e Taddei. Lo scopo era avere una coppia su ogni lato e sorprendere Montella che ricordava la partita del 14 gennaio, in cui la Roma era andata sempre a sbattere contro il muro centrale senza riuscire ad allargare il gioco, e ha insistito con la formula dei tre mediani (pur passando dal 4-3-3 al 3-5-2). Evidentemente Montella non si aspettava la contromossa del collega. Una strategia che ha funzionato, soprattutto a destra dove Rosi e Lamela hanno fatto danni: erano quasi sempre in superiorità numerica contro Llama. (…)

I NUMERI – Alla fine, mentre Luis Enrique ammette che il pareggio è un buon risultato per la Roma considerando il primo round in cui il gol di De Rossi aveva mascherato una performance insufficiente, l’ultima mezz’ora di gioco ha sistemato le statistiche della squadra. Anche a costo di qualche sofferenza di troppo nella fase difensiva, quasi fatale se si impegnano tutte le risorse possibili per vincere. Morale: la Roma esce dal Massimino aggiudicandosi la partita del possesso palla (58%) e della supremazia territoriale (11 minuti contro 7). E’ stata complessivamente meno pericolosa del Catania ma ha fatto tre tiri nello specchio della porta – il più pericoloso è stato quello di Borini – contro quattro. Non una grande differenza. E per come si era messa il mese scorso, si può essere soddisfatti. In una partita di mezz’ora, che ha definito«pazza»e«invitante», gli serviva un’idea che spostasse gli equilibri.Luis Enriquel’ha studiata e ha provato ad applicarla per battere il Catania, costruendo una Roma mai vista. Non solo per la promozione di Piscitella, ventisettesimo giocatore utilizzato in campionato, ma anche per la disposizione tattica.

L’ATTACCO– Quando Totti è in campo, metro più o metro in meno, la Roma si sistema con il 4-3-1-2, in cui le punte giocano piuttosto strette e il trequartista ha il compito di innescarle, senza escludere gli inserimenti personali. Mercoledì al Massimino, invece, Luis Enrique ha preferito giocare con un centravanti puro, Borini, al centro dell’attacco, puntando su un 4-3-3 zemaniano: due esterni veri, Piscitella e Lamela, assistiti da due terzini che spingono, Rosi e Taddei. Lo scopo era avere una coppia su ogni lato e sorprendere Montella che ricordava la partita del 14 gennaio, in cui la Roma era andata sempre a sbattere contro il muro centrale senza riuscire ad allargare il gioco, e ha insistito con la formula dei tre mediani (pur passando dal 4-3-3 al 3-5-2). Evidentemente Montella non si aspettava la contromossa del collega. Una strategia che ha funzionato, soprattutto a destra dove Rosi e Lamela hanno fatto danni: erano quasi sempre in superiorità numerica contro Llama. (…)

I NUMERI– Alla fine, mentre Luis Enrique ammette che il pareggio è un buon risultato per la Roma considerando il primo round in cui il gol di De Rossi aveva mascherato una performance insufficiente, l’ultima mezz’ora di gioco ha sistemato le statistiche della squadra. Anche a costo di qualche sofferenza di troppo nella fase difensiva, quasi fatale se si impegnano tutte le risorse possibili per vincere. Morale: la Roma esce dal Massimino aggiudicandosi la partita del possesso palla (58%) e della supremazia territoriale (11 minuti contro 7). E’ stata complessivamente meno pericolosa del Catania ma ha fatto tre tiri nello specchio della porta – il più pericoloso è stato quello di Borini – contro quattro. Non una grande differenza. E per come si era messa il mese scorso, si può essere soddisfatti.

 

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