(R. Maida) – Abituato a danzare sulle suole, a far passare il pallone dove nessuno oserebbe mai, forse ha perso un po’ di equilibrio. Si è sentito il più bravo, il più pronto, il più bello? Erik Lamela, come un robot dispensatore di talento inceppato nella fase topica, si è fermato a quei minuti esagerati contro il Cesena, con due assist regalati a Totti. Qualità fantastica ma un po’ sbiadita, qualche settimana dopo.
PAUSA – Da allora, Lamela ha svelato l’umana fragilità di un ragazzo di diciannove anni venuto da un altro mondo: non ha giocato più a livelli maxi , si è beccato un’espulsione di nervosismo contro la Juventus, ha stuzzicato Luis Enrique che non ha mai smesso di considerarlo un titolare.
IL CAMPO – Stasera a Siena dovrà usare qualche accortezza in più. Non tanto per il gelo, da cui saprà difendersi, quanto dalle dimensioni del campo, che sono ridotte rispetto alla media della serie A. Gli spazi saranno strettissimi, gli servirà più agilità di pensiero e di palleggio del solito. E magari una maggiore partecipazione alla fase difensiva, che in questa prima stagione italiana si è vista soltanto a tratti. […]