(A. Ghiacci) – «Per controllare un gruppo servono delle regole. Non molte, ma chiare e valide per tutti». Nei giorni successivi al provvedimento disciplinare interno con il quale fu punito Osvaldo dopo Udine per la lite e il colpo a Lamela, Luis Enrique ne spiegò così il perché. Il tecnico spagnolo non transige e in questo ha l’appoggio della società. Ma quali sono queste regole? Quelle classiche. A partire dalla massima puntualità agli appuntamenti del gruppo e dal rispetto degli altri membri del gruppo stesso. Ma anche rispetto degli avversari e degli arbitri. Il non cadere in comportamenti che possono ledere l’immagine del club, in campo e fuori. Che poi sono i contorni del disegno con il quale la nuova Roma vuole darsi una nuova immagine: una specie di codice interno che comprende anche il non parlare delle decisioni arbitrali. Con lo spagnolo i cartellini presi per comportamenti scorretti vengono pagati anche con la multa. E la multa è il primo grado di provvedimento, poi c’è la sospensione e infine l’esclusione dal gruppo per un periodo di tempo determinato. Regole uguali per tutti, dal primo all’ultimo. Anche perché Luis Enrique è pronto a fare delle concessioni ai suoi, ma quando si tratta di rispetto non guarda in faccia a nessuno.