(A. Ghiacci) – La decima sconfitta stagionale sulle ventisette partite ufficiali giocate, ha segnato il passo.Sul pullman di ritorno da Siena, l’umore della Roma, di tutta la Roma, era a terra. Nessun allarme, l’ordine è “niente panico”. Ma certo è che il processo di crescita del nuovo gruppo procede a singhiozzo. Tanto che l’ambiente, pur continuando a manifestare una certa fiducia, è ora depresso. Troppi i punti interrogativi in sospeso, uno su tutti: quanto ci vorrà per tornare competitivi? E allora proviamo a ripartire dalle parole di Daniele De Rossi, pronunciate nel giorno dell’annuncio, importantissimo e sintomo di voglia di un futuro importante, del suo rinnovo contrattuale:«Questo deve essere l’ultimo anno in cui la Roma non compete per le posizioni di vertice» . La società è chiaramente al corrente di tutte le dinamiche e tenta di seguire il programma stilato mesi fa, quando il progetto-Roma nacque tra cambio di proprietà e nuova idea di gioco. Il direttore generale giallorosso Franco Baldini conferma che «questa stagione deve servire soprattutto per impostare il lavoro» . Ma intanto, con il 37% di partite perse, gli obiettivi continuano ad allontanarsi, se non a sfumare del tutto.
Lavoro, lavoro, lavoro. Lo sanno i dirigenti, lo sa lo staff tecnico, lo sa la squadra. Squadra che inevitabilmente – e appunto come da programma iniziale – andrà necessariamente e ulteriormente rinnovata la prossima estate. Perché con tutto il rispetto per Marquinho, non può certo bastare l’unico acquisto del mercato invernale per dare nuova linfa agli umori giallorossi. La scorsa estate arrivarono a Trigoria 11 nuovi giocatori, nella prossima sessione ne arriveranno almeno altri 5 veri: due difensori esterni, uno centrale, un centrocampista con determinate caratteristiche (sostanza soprattutto) e un attaccante.In più sarà portato avanti il lavoro nei confronti dei giovani, molti dei quali sono in giro a fare esperienza e verranno valutati. (…)
Un piano, in un periodo di crisi, che va incontro anche alla prossima entrata in scena del fair-play finanziario. Finiamo con Luis Enrique, dandogliene atto, che «nessuno può dire che oggi la Roma non abbia un’identità» . Identità che però – l’ultimo esempio è quello di Siena – fa ancora un po’ acqua. In difesa soprattutto. Il reparto arretrato a disposizione dello spagnolo andrà rifondato o giù di lì. La Roma ha subito 27 gol in campionato (32 in 27 partite aggiungendo Coppa Italia ed Europa League). Ma soprattutto gli otto difensori di oggi, chi per motivi contrattuali, chi per ragioni anagrafiche, chi ancora per poca (o nessuna) predisposizione al nuovo disegno tattico, non danno le necessarie garanzie ad un club che, dopo otto mesi di crescita, ora ha fretta di diventare grande. E anche questo è un altro tema che a Trigoria conoscono benissimo: la squadra oggi è giovane, col tempo non potrà che migliorare. E intanto, come al solito, il direttore sportivo Walter Sabatini continua a battere le piste del mercato. Con un occhio di riguardo per la difesa. Dove starebbero alla prefezione gli esterni dell’Udinese, Isla e Armero ( il cileno peraltro è infortunato, alle prese con la rottura dei legamenti e in questo momento potrebbe costare di meno…). Difesa dove servirebbero centrali di primo livello, come Dedè (brasiliano, 23 anni, del Vasco da Gama), come Nicolas Otamendi (argentino, 24 anni, del Porto) o come Ezequiel Garay (argentino, 25 anni, del Benfica). O anche, sempre dell’Udinese, il brasiliano Danilo (27 anni). I conti giallorossi stanno per andare a posto con la ricapitalizzazione già ratificata. Poi ci si concentrerà sui nuovi investimenti, sulle nuove forze difensive. Perché va bene il calcio propositivo e all’attacco, ma la solidità difensiva – e ancora più la capacità dei difensori di saper giocare nel calcio alla catalana – fa sempre la differenza. E allora vediamo qual è la situazione degli attuali difensori della Roma. A partire da una buona notizia: Burdisso sta bruciando le tappe. (…)