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(A. Ghiacci) – Quinta posizione, solitaria. Ci siamo, la Roma è lì, alta classifica, in zona-Europa. Per la prima volta nel 2012, la seconda in questa stagione (l’altra il 20 novembre, dopo il 2-0 al Lecce). La vittoria sul Parma vale tanto perché la Roma ha superato l’Inter e ora sarebbe in Europa League. Ma il club giallorosso guarda più in alto, al terzo posto, alla Champions. Ormai l’obiettivo è stato dichiarato. Ed è raggiungibile, soprattutto con un attaccante come Fabio Borini, autore di 5 gol nelle ultime 6 partite. Importantissimo quello di ieri segnato al Parma, da ex oltretutto: «Sì, importante, ma non perché gol dell’ex» . Borini capisce che il momento può essere decisivo nella rincorsa all’Europa: «Ma serviranno continuità, cattiveria e voglia di arrivare in alto. Questi sono i fattori che faranno la differenza» .
ESEMPIO – Eccole le doti che rendono Borini un esempio. Lui ne parla con naturalezza, perché ce l’ha innate. Un ragazzo che a sedici anni è andato in Inghilterra e da quella scuola calcistica ha imparato il meglio: la voglia di non mollare mai, di chi ha il coltello tra i denti della sua esultanza. Ma lui, che compirà 21 anni tra poco più di un mese, di dote ha anche la modestia: «Non è tutto merito mio, è tutta la squadra che ha fatto la differenza, che è stata continua e concentrata come vuole il tecnico» . Quando parla dell’obiettivo si capisce perché Borini piace a Luis Enrique: «Ora
siamo quinti e dobbiamo restarci, senza perdere la posizione acquisita. Non facciamo progetti, pensiamo di partita in partita ». Con i 6 gol messi a segno finora ha eguagliato il suo record, ottenuto con lo Swansea. Se si aggiunge la rete messa a segno con la Fiorentina in Coppa Italia, in giallorosso è a quota 7: Borini ha superato Osvaldo media-gol (uno ogni 143’ contro uno ogni 207’). E ieri ha giocato al posto di Lamela: «Io preferito a Erik? Parole grosse, faccio solo ciò che mi chiede l’allenatore» .
GOL – Borini non si ferma mai. In campo corre e rincorre anche se stesso. Non molla un centimetro, una vera furia. Il primo ad accorgesene è stato il direttore sportivo giallorosso Walter Sabatini, che lo ha prima preso in prestito e poi acquistato in comproprietà dirottando la metà di Okaka al Parma. Poi Luis Enrique, che vede in lui tutto ciò che chiede alla squadra. Infine i tifosi, che se chiedono una cosa è quella di lasciare il campo, a fine partita, con la maglia zuppa di sudore: «Ma gli idoli sono altri, per esempio Totti e De Rossi. Io sono appena arrivato e ho ancora tantissima
strada da fare» . Però un bel po’ già ne ha percorsa. Dal gol a Marassi che era valso il momentaneo 1-1 (segnato mentre stava giocando da esterno destro) e quello del 3-0 al Cesena (finale 5-1) fino a quello di Cagliari e alla doppietta con l’Inter. Poi quello di ieri, da tre punti, pesanti.
COMPLIMENTI – Normale che alla fine, oltre agli applausi del pubblico dell’Olimpico, arrivino anche i complimenti di chi lo apprezza. «Sapevo che l’attacco doveva essere più denso dal punto di vista numerico – ha detto il ds Sabatini – lo avevo seguito e quando si è presentata l’occasione abbiamo deciso di portarlo qui» . Poi, l’investitura di Luis Enrique: «Fabio mi ha sorpreso dal primo giorno e sta facendo cose importanti per partire sempre titolare. Ma il credito non è illimitato, lo devi rinnovare ogni giorno e lui lo sta facendo. E’ un esempio per il resto dei compagni. Deve continuare così, non smettere di imparare» .(…)