(G. Turano) – Giovedì 9 febbraio verso le sette di una serata gelida, si presenta il libro “Fuorigioco” alla libreria Melbookstore in via Nazionale a Roma. C’è poca gente, come spesso alle presentazioni: una trentina di sedie occupate. Il libro parla di calcio e potere. Insieme all’autore ci sono due giornalisti a parlare del libro: Malcom Pagani del Fatto, nel ruolo della giovane promessa, e Sergio Rizzo del Corriere della sera, pluri-Pallone d’Oro con La Casta.
Fra i presenti – dire pubblico sarebbe eccessivo – c’è Mauro Baldissoni, avvocato e consigliere dell’As Roma. Il suo ruolo? Regista. La trattativa fra Unicredit e la cordata americana di Dibenedetto e Pallotta l’ha imbastita, seguita e propiziata lui. Sul finire della chiacchierata, Baldissoni prende la parola e esprime le sue opinioni sul libro. In parte lo elogia e in parte lo critica. La critica è rivolta agli aspetti in cui “Fuorigioco” tratta dei rapporti politici in Italia di Dibenedetto. Secondo Baldissoni, questi legami non solo non esistono ma è stato Dibenedetto a subire le insistenze dei politici locali desiderosi di incontrare il nuovo presidente romanista. Nomi? Tanto per essere bipartisan, Zingaretti e Polverini. Di suo, Dibenedetto si sarebbe limitato a vedere Alemanno, per trattare le questioni del nuovo stadio.
Il consigliere-avvocato parla dell’approccio americano alla gestione e degli sforzi che la nuova Roma sta facendo per cambiare rotta. Cita il lavoro di scrematura degli accattoni (il termine è mio, non di Baldissoni) che, domenica dopo domenica, chiedono biglietti gratis in tribuna autorità (vedi l’Espresso n°48 del 2011). Gente mai vista né conosciuta che non ha neppure l’educazione di presentarsi ma manda fax del seguente tenore: “pregasi mettere a disposizione l’abituale dotazione di biglietti”. Per carità di patria, Baldissoni non fa nomi (l’articolo dell’Espresso n°48 invece sì). Poi c’è un passaggio su Lotito, catapultato al vertice della Lazio su pressioni della politica e della finanza. Pensa che novità. Nel libro se ne scrive diffusamente.
Baldissoni parla come se fosse a cena tra amici. Invece, qualcuno dei cronisti presenti fa una registrazione ambientale e le parole del consigliere finiscono sulle radio romane, a partire dalle emittenti nostalgiche della gestione Sensi. Perché il calcio a Roma è anche questo: passione spinta fino alla faziosità. Parte il delirio, se non proprio il linciaggio mediatico. Protestano Lotito, Polverini, persino Alemanno, reduce dai clamorosi trionfi della campagna anti-neve. Che avrebbe detto di così grave Baldissoni? Quello che tutti sanno. Che il calcio di serie A è una continua lotta di potere giocata senza esclusione di colpi bassi e senza timore della prova tv. Che i presidenti non ragionano con la logica del business ordinario e, spesso, neppure con la logica del tifo. Che i padroni del vapore usano i club per acquisire prestigio e fama. Insomma, ha detto quello che chiunque sa ma che non bisogna dire mai se si sta all’interno del sistema.
Alla presentazione di “Fuorigioco” c’ero anch’io. Mi è sembrato il minimo visto che ho scritto il libro. E, visto che i colleghi presenti avranno intercettato anche me, metto poche parole a disposizione di eventuali censori. Nello sport più bello del mondo, come insegna il calcioscommesse, regna un’omertà che Cosa Nostra neppure si sogna. Non mi aspetto smentite. Da Cosa Nostra, voglio dire.