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GAZZETTA DELLO SPORT. La rivalutazione di Fabio. E Luis scopre l’Euro

Luis Enrique

(A.Pugliese) «Per arrivare in alto ci servirà continuità, cattiveria e voglia. Sono queste le cose che fanno la differenza». Per ora, la differenza la sta facendo lui,Fabio Borini, anche ieri decisivo per le sorti della Roma di Luis Enrique: sua la media gol più alta uno ogni 143′, Coppa compresa, ma anche tanta fame e un’intensità senza soste. «Fabio mi ha sorpreso fin dal primo giorno, sta facendo cose importanti —(…)—. Ma come per tutti, il credito non è illimitato. Lo devi riconquistare ogni giorno. Lui lo fa ed è d’esempio a tutti gli altri».

 

Esempio Già, ecco la chiave. Borini non è importante solo in campo, ma anche fuori. Per l’applicazione e la voglia, quella che magari vedendo le scelte di ieri di Luis Enrique è mancata ad altri. «In Nazionale? Prandelli è un grande allenatore, non devo dirgli io cosa fare», chiosa il tecnico spagnolo. Già. Ed infatti il c.t. ci sta pensando. E Fabio? Raccoglie gli applausi, con la solita umiltà: «È importante essere continui, ma non sono un idolo. Quel ruolo spetta a Totti e De Rossi, io ho tanta strada da fare». E allora spazio proprio a De Rossi, che fa chiarezza sul finale di stagione: «Una squadra senza obiettivi è una squadra morta. Il nostro è di superare Lazio e Udinese». E, quindi, la Champions…

 

Amarezza Chi mastica amaro a fine gara è invece Roberto Donadoni. Il Parma, da quando c’è lui, finora non aveva mai perso. «Abbiamo pagato la fatica della gara con la Juventus — dice il tecnico gialloblù —. Siamo partiti bene, ma già dopo dieci minuti ho avuto l’impressione di una squadra senza determinazione e ferocia». Ma perché Biabiany fuori? «Non fa il centometrista, è un giocatore — ribatte Donadoni —. Rifarei tutti i cambi che ho fatto, con lui nel finale eravamo ancora più sbilanciati». Già, ma prima?

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