(A. Catapano) – Per cavarsela con una battuta, si potrebbe dire che mentre alla Lazio si è fatto tanto rumore per nulla o quasi, alla Roma, come al solito, ogni rumore fa il botto, e quello avvertito a Bergamo rischia di farla implodere. Potenza del calcio dentro il Grande Raccordo Anulare, dove tutto passa dalle stelle alle stalle nel giro di mezza giornata, spesso per atti di autolesionismo: così, in poche ore la Lazio ha trasformato uno psicodramma in un’opera di rafforzamento, mentre la Roma, che godeva di buona salute, è scivolata su una buccia di banana il ritardo di De Rossi, riportando ferite gravi umiliata dall’Atalanta, con lo spogliatoio in subbuglio e al derby senza tre squalificati.
Ruoli esattamente invertiti. Oggi Reja può guardare al futuro con una certa serenità, almeno fino al derby: «Tutto chiarito con Lotito, andiamo avanti per il bene della Lazio. Non sprechiamo quanto di buono fatto fin qui». Mentre Walter Sabatini, il più preoccupato dei dirigenti romanisti e anche quello meno criticato dai tifosi, lancia un sos: «Ci stiamo consegnando alla mediocrità, così non possiamo proprio lottare per il terzo posto».
A ben vedere, il ribaltamento dei ruoli sta proprio nella diversità di prospettive. La Lazio che rischiava di perdersi vuole sfruttare il derby per continuare a rincorrere la Champions, pure accontentandosi di un pareggio.Alla Roma che doveva fare la rivoluzione, invece, non resta che vincere il derby per riacciuffare questa stagione.