(A.Catapano) – Fino a qualche tempo fa sperava pure Aleandro Rosi, 24 anni dalla Garbatella, neppure una presenza da azzurrino, eppure in diritto di sognare l’azzurrone. Dall’Under 19 alla Nazionale A.
E senza fare numeri da circo. Possibile? Il nome di Rosi — effettivamente monitorato dallo staff di Prandelli — circolava anche in virtù della penuria di terzini italiani. Poi, mentre le azioni del romanista sono crollate, sono risalite quelle di Davide Santon, impegnato a Newcastle, cliente oltretutto difficile perché sa giocare indifferentemente a destra e sinistra. Da quando è sbarcato a Roma, sogna perfino Marquinho, che la maglia della Seleçao non l’ha vestita mai nemmeno per sbaglio, eppure gli è bastato mettere il naso a Trigoria per sperare nel miracolo: «Sono in un grande club europeo, ora posso rincorrere la Nazionale pure io». Stabili E del resto sognare non costa nulla. I precedenti, poi, alimentano le speranze. Borini che aspetta una chiamata per l’amichevole con gli Stati Uniti è solo l’ultimo caso. Tra papabili, sicuri e vecchie fiamme, sono dieci i romanisti in odore di Nazionale. Cinque i presenti in pianta stabile: chi ci sta con i gradi dell’ufficiale di lungo corso (De Rossi nell’Italia), chi perché ne è l’esponente di maggior spicco (Pjanic nella Bosnia), chi perché ne è il numero uno (Stekelenburg dell’Olanda, Lobont della Romania), chi infine ci sta a dispetto dei santi (Kjaer nella Danimarca).
In ascesa Quattro, poi, sono gli emergenti o i riemersi degli ultimi mesi, quelli che in qualche modo devono ringraziare Luis Enrique.Prima di Borini, è entrato nelle grazie di Prandelli Osvaldo: argentino che ha scelto l’azzurro fin dall’Under 21, pure lui ha approfittato dell’infortunio di Rossi e dei problemi di Cassano, e adesso che è rientrato dall’infortunio riparte la sua rincorsa all’Europeo di giugno. L’Argentina non ha fasi finali da affrontare, ma le qualificazioni al Mondiale 2014, comunque roba seria: Gago e Lamela contano di esserci, entrambi appena convocati per l’amichevole di mercoledì con la Svizzera. Il primo è rientrato nel giro dopo che il Real Madrid lo aveva spinto nel dimenticatoio, il secondo è al primo appuntamento serio con l’Argentina dei grandi. Di Totti ce n’è uno Campione nel 2006 con Lippi, mai in sintonia con Donadoni, spettatore in Sudafrica, ora coccolato da Prandelli, ma senza troppa convinzione. «Lo seguo come seguo tutti, se a fine stagione avessi bisogno…». Di Totti ce n’è uno, del resto.