(A. Catapano) – Povero illuso. In cammino verso Catania, mercoledì mattina Bojan Krkic aveva twittato pieno d’entusiasmo:«Buongiorno! Lotteremo nei 27 minuti che mancano, vogliamo i tre punti! Daje Roma». Classico uso di plurale maiestatis. Bojan in effetti ha lottato, e per venti minuti abbondanti, ma con la linea del fallo laterale. E forse con i suoi demoni, riaccesi dalla scelta di Luis Enrique di lasciarlo in panchina. E mentre lui restava ai margini del campo a riscaldarsi inutilmente, tale Giammario Piscitella era sempre nel vivo del gioco, nel tentativo di colpire il Catania ai fianchi, per poi aprirlo come una scatoletta. Cioè, esattamente quello che tutti si sarebbero aspettati da Bojan, nuova vittima del toto Luisito, o forse, arrivati a questo punto, sarebbe il caso di dire vittima di se stesso, se non della sua insicurezza, almeno della sua leggerezza. Eccessiva, per sperare di incidere in meno di mezz’ora. Vuoi mettere con la determinazione di Giammario?
Piscitella chi? Poco più di un illustre sconosciuto, non per Luis Enrique, che nel motivare la scelta di mandarlo in campo al posto di Bojan ha usato queste parole tranchant: «Mi serviva un attaccante esterno e uno capace di saltare l’uomo. Piscitella ci riesce come un giocatore esperto. Ha un grande futuro questo ragazzo». E il povero Bojan, non faceva questa e altre meraviglie nei giorni felici di Barcellona? La differenza è proprio questa: se Piscitella ha un grande avvenire davanti a sè, Bojan sembra esserselo messo alle spalle. Eppure, il gol all’Inter era stato interpretato come un segnale di risveglio. Solo lui mancava all’appello dei giovani rampanti romanisti, sorpassato a sinistra da Lamela e Borini, sembrava deciso a rimettersi in pari, poi è arrivata la doccia fredda di Catania, sorpassato a destra da Piscitella.
Cosa è successo nelle 48 ore seguenti? Come si è allenato Bojan?Luis Enrique lo ha ulteriormente freddato, nelle interviste post-partita. «Nessuno ha il posto garantito, tutti devono guadagnarselo giorno dopo giorno». Ieri glielo ha ripetuto a Trigoria, nel corso di un colloquio di venti minuti chiesto da Bojan per avere spiegazioni. Rapporto incrinato?
Quale Bojan? Ma non lo aveva voluto fortissimamente lui? Bojan non è stato il primo nome fatto da Luis Enrique a Sabatini e Baldini? Non era quasi una conditio sine qua non l’asturiano sarebbe rimasto nella sua Barcellona? Già, ma quale Bojan? Il campione di precocità che stava conquistando i palati fini del Camp Nou o il ragazzino spaurito che progressivamente si è spento e oggi, dopo i primi sei mesi di Roma, pare la sua fotocopia sbiadita? Quello era un piacere per gli occhi, questo fa male al cuore. A vederlo così, col talento rattrappito, l’incapacità di spiccare il volo, il cuore pesante, le ali tarpate, davvero viene tristezza. Cosa farà ora che rientra pure Osvaldo? Ride solo Giammario Piscitella, 18 anni da San Marzano, talento sfrontato («Mi ispiro a Cristiano Ronaldo») ma senza andare fuori dal vaso. «Bojan? Non scherziamo, è un grande giocatore e lo ha dimostrato, mentre io devo far vedere ancora tutto». Bojan se lo ricorda? Restiamo in attesa.