(M. Di Dio) – In tribuna a Bergamo, in campo con la Nazionale. Daniele De Rossi sbarca nel ritiro azzurro di Genova più sereno di quanto non fosse domenica alle 13. Quando Luis Enrique lo aveva escluso dal match con l’Atalanta, di fronte al ritardo del centrocampista alla riunione tecnica, con una scelta forse autolesionista e persino esagerata (seppur giustificata dall’applicazione del rigido codice comportamentale). Spiegare le proprie ragioni al tecnico asturiano – con l’appoggio di Heinze e Perrotta – non era stato sufficiente a «Capitan Futuro» per evitare la tribuna, ma l’amarezza sembra essere svanita nel giro di una notte Tanto che, mentre a Roma infuria ancora la polemica per la decisione di Luis Enrique, lo stesso De Rossi chiude il caso. «Non so se io l’avrei fatto, ma non faccio l’allenatore – così il centrocampista giallorosso -. Sono sempre stato una persona corretta e professionale, ma a Bergamo sono stato un po’ disattento. E ci tenevo a precisare che non ci sono state risse, mancanze di rispetto, nessuna offesa. Dunque niente botte con Kjaer o discussioni con il tecnico. Non ho niente da nascondere e non credo di dovere delle scuse a qualcuno. Continuo ad aver fiducia in Luis Enrique: lui non guarda in faccia a nessuno, tratta l’ultimo ragazzino della Primavera come me o Francesco e va bene così. Ho sempre parlato di lui in maniera positiva e continuerò a farlo. Ora non massacriamo l’allenatore». Il ct Prandelli e il presidente dell’Aic Tommasi si schierano a favore di Luis Enrique, Cosmi e Mazzone non hanno compreso la scelta dell’asturiano, Zeman e Zamparini non credono alla storia del ritardo. «Per il tecnico, De Rossi ha approcciato il match in modo superficiale», ribadisce il ds Sabatini. Se ci saranno strascichi della vicenda, si vedrà già nel derby di domenica con la Lazio.