(M.Ferretti) Daniele come Francesco. Cioè la Roma a vita. Le bandiere ancora esistono, dunque. Ma da queste parti, dove si gioca (e si è giocato) anche con il cuore, non è difficile trovare gente che ha legato per intero o quasi la propria carriera ai colori giallorossi. Perché prima di De Rossi e Totti c’è stato Giacomino Losi, esempio cristallino di fedeltà. E non solo. Come dimenticare, ad esempio, uno come Bruno Conti? Campione del mondo da romanista, esattamente come De Rossi e Totti. Vi pare poco? E perché, allora, non citare un giocatore come Aldair, lo straniero più romanista di tutti i tempi dall’alto delle sue 312 presenze in campionato? Non caso, del resto, la Roma ha ritirato la sua maglia, la numero 6. Un atto dovuto, per certi versi. Ecco, legandosi alla Roma fino all’infinito De Rossi ha scelto di muovere i primi passi verso la leggenda. Totti ha battuto tutti i record della storia della Roma, e non ha assolutamente voglia di fermarsi, ma Daniele è sulla scia del suo attuale capitano. Impossibile, questo si sa, segnare quanto ha segnato Francesco, ma per il resto tutto (o quasi) è possibile: basti pensare, ad esempio, che oggi Daniele è già a quota 268 partite di campionato e, viste le premesse, una sua prepotente ascesa in classifica appare inevitabile. Ha almeno altri cinque anni davanti a sé per diventare ancora più bandiera di quanto lo sia già oggi. Dalle giovanili alla prima squadra, per sempre (…) Davanti a lui ci sono giocatori che hanno onorato la maglia della Roma per anni, tipo Sergio Santarini, che non fa parte alla grande dei ricordi dei tifosi ma che è stato un signor capitano della Roma, con 344 presenze terzo assoluto dietro Totti e Losi.
Alzi la mano, poi, chi non considera Guido Masetti, il portiere del primo scudetto giallorosso (…). Masetti ha difeso la porta della Roma 399 volte, un centinaio abbondante più di Franco Tancredi, il portiere del secondo scudetto romanista, una bandiera che ancora oggi sventola a Trigoria.
Una bandiera è per sempre, si potrebbe dire. Ago Di Bartolomei, il capitano dello scudetto dell’83, è stato, è e sarà sempre una bandiera della Roma. Perché il numero delle presenze conta, vero, ma contano anche altri valori. E Ago, sotto questo aspetto, non ha nulla da invidiare a nessuno. Giuseppe Giannini, che non ha avuto la possibilità di chiudere la sua carriera nella Roma, va considerato uno dei simboli di sempre della storia giallorossa.
Romano e romanista, Peppe. Come Daniele, come Francesco, come Agostino, come Brunetto da Nettuno, provincia di Roma. Ma, come s’è visto, non è indispensabile essere nati all’ombra del Cupolone per rivendicare il diritto di essere bandiera della Roma. Basta dimostrarlo con i fatti, in campo. E, partendo da questo, si potrebbero citare nomi su nomi senza far torto a nessuno. La Roma, si sa, è anche una questione di cuore