(M.Ferretti) – Niente da fare. La Roma non riesce proprio a decollare. Fallita, ancora una volta, l’opportunità di dare un senso compiuto al campionato, mortificata l’ennesima possibilità di puntare con forza e credibilità alla zona Champions.
E’ arrivata un’altra sconfitta lontano da Roma (la decima stagionale, complessivamente) e la faccenda, considerato quanto accaduto recentemente, sta diventando una triste costante. A Siena, ieri sera, la Roma non ha quasi mai tirato in porta e tanti sono stati gli errori in fase di possesso.«Non era il nostro giorno», il commento di Luis Enrique. «Tanti giocatori hanno giocato sotto il loro livello, non avevamo un buon possesso di palla, eravamo in difficoltà. E troppi errori, come al solito…», l’analisi dell’asturiano che, forse per la prima volta, non risparmia critiche ai suoi giocatori. «Il rigore? Non commento. Quando si perde manca sempre qualcosa, anche un po’ di personalità. Ci sono mancati, questo sì, gli uno contro uno. Lamela è stato positivo mentre Pjanic stavoltano. Dobbiamo saper tornare a vincere, saperci rialzare dopo una sconfitta. Stavolta avevamo una seconda, grande occasione per fare un salto in avanti in classifica e l’abbiamo fallita perché siamo ancora lontani dall’avere continuità. E’ stato un Siena bravo un difesa, ha chiuso ogni nostra opzione di gioco. Ho visto un atteggiamento adeguato, da parte nostra, ma dopo il rigore abbiamo accusato troppo la botta».
Primo tiro della Roma solo a pochi minuti dal termine, stavolta. «Il calcio non è una scienza esatta. Si può pensare di fare una partita di attacco, di fare il possesso palla ma poi puoi non riuscirci. Il Siena aveva un grande livello difensivo, ha aspettato i nostri errori». La classifica è ancora brutta. «Non mi preoccupo della classifica delle altre, ma solo di quella della Roma. Quando io preparo una partita penso ai miei giocatori al 100%. Avere noi il pallone non vuol dire che dobbiamo rischiare, non vuole dire prendere dei rischi perchè ci sono sempre tre giocatori dietro la linea della palla. La mentalità è offensiva, ma poi c’è l’interpretazione dei giocatori. Stavolta sono mancate le triangolazioni e le verticalizzazioni: volevamo cercare diverse soluzioni, ma è difficile con cinque difensori contro. Le diverse soluzioni, comunque, sono in mano al calciatore: si può saltare l’uomo, lanciare lungo, andare in verticale. Il Siena non è stato superiore a noi ma porta i tre punti a casa dopo aver sfruttato i nostri errori. Ci sono mancate le verticalizzazioni e anche un po’ di cattiveria. Le disattenzioni difensive? I difensori non sono robot. Cerchiamo sempre di avere possesso palla nel campo avversario, lasciamo molto spazio dietro di noi quindi dobbiamo fare sempre una chiara marcatura preventiva. E parliamo di questo ogni giorno. Ma anche se ci lavoriamo non è detto che in partita riesca sempre. Attaccanti sempre spalle alla porta? Può essere così, ci sono tante cose che determinano questa situazione. La corsia centrale è sempre più complicata, ma i calciatori dal campo vedono poco le fasce, si concentrano sul centro. Peccato, non siamo stati capaci di fare bene».