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IL MESSAGGERO. “Il derby può attendere”

Luis Enrique

(U. TRANI) – «L’Atalanta e basta: nessuno di noi pensa ad altro». Il messaggio di Luis Enrique è forte e chiaro. Nessuna distrazione è concessa alla Roma, anche se domenica prossima è in programma il derby che l’asturiano aspetta proprio con la stessa voglia di rivalsa, dopo la sconfitta dell’andata, di tutti i tifosi giallorossi.

Ci scherza su. Per ora. «Non mi ricordo quella partita». Sorride e si diverte. Per far scivolare via la pressione che già si respira nello spogliatoio. Così ignora il calendario e si ferma a oggi. «L’incontro più importante è a Bergamo. La partita con la Lazio non influenzerà le mie scelte, perché questi sono tre punti chiave». Per tornare a vincere fuori casa dopo più di due mesi (in campionato solo 1 punto in tre viaggi) e mettere nel mirino il terzo posto che è a 4 punti e che vale la partecipazione alla prossima Champions. In corsa, però, tiene dentro più club: «Non vedo solo le due squadre della capitale, ma cinque o sei». E per questo non dà peso a quanto è accaduto in settimana e in particolare nelle ultime ore alla società biancoceleste. «Non guardo mai a che cosa succede altrove, se non in senso positivo»

Senza la penalizzazione (meno 6 all’inizio del torneo), l’Atalanta avrebbe 34 punti in classifica, quindi solo 4 di differenza con la Roma. Numeri che non sfuggono a Luis Enrique: «Loro hanno fatto benissimo: potevano stare in una posizione buonissima per lottare per traguardi più importanti. Avremo di fronte una squadra pericolosa che sa cosa fa. Noi, fino alla trentottesima giornata, non conosceremo invece il nostro risultato stagionale: mancano quattordici partite, quando le avremo giocate tutte sapremo se è stata un’annata buona o cattiva». L’Atalanta è davanti ai suoi occhi e già s’immagina il film della match: «Mi preoccupa come squadra. Colantuono ha impresso il suo carattere. Credo che noi avremo il pallone e loro si chiuderanno per poi usare le ripartenze». Avverte, tornando sempre lì: «Se non faremo una partita piena di concentrazione sarà molto difficile. Non temo Denis, ma lui, Cigarini, Brighi, Schelotto e Manfredini. Hanno solo quattro punti in meno di noi, grazie ad una partenza spettacolare. Meritano ampiamente il loro posto in classifica». «Onorerò l’impegno preso con la Roma».

Le tante attenzioni non lo disturbano. «Perché sono sempre lo stesso. Per i media due mesi fa ero un’altra persona e adesso sarei una cosa diversa. E invece sono quello dall’inizio: per questo mi fa piacere il rispetto e l’aiuto dei tifosi all’Olimpico. Mi preoccupa, però, sapere che un allenatore passa l’esame a seconda dei risultati». Deve eleggere il trequartista al posto di Totti. Conferma di avere più opzioni. «Oltre a Pjanic e Lamela, pure Marquinho, Perrotta e Bojan. E Osvaldo o Borini. Dipende da che cosa vogliamo fare e da che cosa fa l’avversario. Ma possiamo cambiare anche in corsa». Sui singoli: «Marquinho sta meglio, ma non so se può fare novanta minuti. Ho tantissima fiducia in Kjaer: ogni volta che si cade ci si rialza». Come la Roma altalenante del 2012. In trasferta il successo manca dal 21 dicembre: «È normale in un processo di adattamento a una cosa nuova. Ogni volta che vedo allenamenti e partite, il miglioramento è però evidente».

 

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