(P. LIGUORI) – Sono un tifoso giallorosso che si sente un cretino. Perché non riesco ad apprezzare la grandezza superlativa di un allenatore tanto sicuro di sè da non ammettere nessun compromesso con la realtà. Da Siena siamo tornati gonfi di schiaffi. Più di quanto non dica il risultato. Come era successo a Cagliari e tutte le volte che, in assenza di De Rossi, l’allenatore si era rifiutato di modificare di un solo millimetro l’assetto della squadra.
Con Daniele o senza, stessa cosa? Con Totti o senza, è uguale? Sissignori, Luis Enrique la pensa così, peggio per voi se non capite. Oggi col parma De Rossi c’è, la Roma potrebbe fare una bella partita, ma il problema rimane. A me, cretino, l’allenatore sembra ottuso. «Tetragono» è la parola giusta in italiano. «De coccio» è la traduzione romanesca: uno che non cambia mai, neppure di fronte all’evidenza dei risultati.
Uno che ha un solo modello di gioco. Coerente, rivoluzionario, tutto d’un pezzo, lo definiscono tifosi e giornalisti molto più intelligenti di me. Scrivono che piace ai giovani e viene criticato da quelli con le tempie grigie. Sarà. Intanto, a febbraio i giornali sono già pieni di ipotesi di mercato sulla Roma che sarà. Decine di nomi, per riempire il vuoto di una squadra che è già quasi fuori da tutto.
E quando Sabatini, saggiamente, indica il rischio e suggerisce di non rinunciare alla corsa per il terzo posto, l’allenatore replica come Catalano:a me interessa solo vincere col Parma e, in generale, mi interessano più gli allenamenti che la classifica. Geniale. Troppo per me.
Io sono rimasto ad Aldair. Il vecchio Pluto, educato e timido, soffriva molto la zona alta di Zeman, con tutti e due i laterali che salivano. Un giorno, dopo una sconfitta larga, sbottò: così facciamo brutta figura in difesa. Ci credete? Perfino Zeman cambiò: ordinò ai laterali di salire uno alla volta. E si chiamavano Cafu e Candela. Forse Luis deve studiare ancora.