(A.Angeloni) Una carriera in giro per il mondo, da Manchester a Marsiglia, passando per Madrid. A contatto con grandi giocatori, con teste calde, con allenatori santoni. Fatta la premessa, Gabriel Iván Heinze, 33 anni, argentino (e tedesco), un caso come quello di De Rossi «non l’avevo mai visto prima». (…) C’è sempre una prima volta evidentemente. «Un calciatore professionista deve adeguarsi alle decisioni del mister. E comunque non credo che certe prese di posizioni abbiano poi determinato le sconfitte. Il gruppo deve comunque essere in grado di reagire a queste decisioni. Non può essere una scusa l’assenza di un calciatore, se pure importante come De Rossi». Niente spaccature, alcun contrasto con l’allenatore. Heinze è pronto a giurarci. «In questo gruppo, è bene che lo sappiate, non esistono problemi di nessun genere. È difficile dirlo a voi (noi, cioè i giornalisti, ndr), che poi scrivete, commentate e inventate delle bugie in piena regola. Non ci sono stati problemi nè con Osvaldo nè con De Rossi». (…) Ma ora c’è il derby, non una partitina a briscola e tre sette. Come ci arriva la Roma dopo quello che è successo a Bergamo?«Domenica vedrete come reagiremo. Vogliamo arrivarci al massimo, avrete le vostre risposte alla fine della partita. Una sola gara non salva una stagione, però. Io di derby ne ho vinti, ne ho persi, una partita singola non modifica l’andamento di un’annata. Di sicuro è una partita importante. Io attualmente non so nemmeno che posto abbiamo in classifica, per me conta sempre la partita successiva. A fine stagione guarderemo i punti e tireremo le somme. Perché questo andamento altalenante in casa e fuori? Se uno ha una personalità, deve averla sempre. Ci sono giocatori che hanno cambiato maglia, paese, modo di giocare, tipo di calcio e questo influisce sull’adattamento al nuovo ambiente e ci vuole tempo, se qualcuno di voi non lo capisce è un problema vostro. Io ho giocato all’estero ed è così dappertutto. Noi abbiamo dimostrato di avere sufficiente personalità, ma non è quello il problema principale. Ci manca la convinzione di poter andare a vincere ovunque». (…) Altro argomento: l’abolizione dei ritiri. Lui che è un uomo di mondo, la vede come una qualcosa di negativo o positivo? «Sono stato in tanti club dove esisteva il ritiro per le partite in casa e in trasferta. Non influisce sulla prestazione del calciatore. Quello che conta è la vita privata di ognuno di noi, il modo di vivere. Ogni allenatore ha i suoi sistemi, ci sono cose positive nel fare il ritiro e cose positive nel non farlo. Siamo nel 2012, dobbiamo essere più professionali che mai». Arriva la Lazio, un’altra squadra molto brava a ripartire negli spazi e a sfruttare il contropiede. Caratteristiche indigeste per la Roma di Luis Enrique. «Ogni allenatore avversario fa il suo lavoro, fa di tutto per metterci in difficoltà. La nostra proposta di gioco è chiara a tutti: vogliamo fare noi la partita. Il derby vogliamo vincerlo ma mancano ancora tante gare, se avremo fatto una buona stagione, bene, altrimenti verranno altri calciatori per fare di meglio. I fatti parleranno da sé». I problemi difensivi, un altro tema di sviscerare. «La difesa è composta da dieci calciatori, che devono impegnarsi per non prendere gol. Ci sono stati dei momenti in cui abbiamo fatto degli errori. Avevamo giocato allo stesso modo anche in casa, vincendo. I problemi sono altri. Con Luis parlo di tutto, rispettando i reciproci compiti. I miei confronti con l’allenatore? Capita, è normale. Così fanno tutti, l’importante è rispettare i rispettivi ruoli, io faccio il calciatore e lui è il tecnico». Finale sul contratto. Heinze, lei rinnova? «I contratti hanno valore quando si concretizzano, quello che viene detto prima e dopo lascia il tempo che trova».ì(…)