(D. GALLI) – Non è ufficiale. Non lo sarà mai, perché qui è una questione di strategie interne, di colloqui fitti, telefonate e carteggi. Ma la notizia, ottima per le curve italiane, è che l’Osservatorio ha detto sì. L’articolo 9 della legge Amato (la n. 41 dell’08.02.2007) sarà rivisto, l’aberrazione giuridica che cela tra le righe sarà cancellata, non è possibile che chi ha sbagliato una volta per avere acceso un fumone – che poi che razza di sbaglio sia, non si sa – o scavalcato una cancellata possa rischiare di non andare più allo stadio. Per sempre.
Antefatto. Cos’è l’articolo 9 e perché le tifoserie non lo tollerano? Questo obbrobrio normativo, che fu partorito sotto forma di decreto legge dall’ex ministro dell’Interno Amato per dare un segnale al Paese dopo l’omicidio Raciti, vieta a chi abbia già scontato un provvedimento interdittivo agli stadi o abbia ricevuto una condanna, anche solo di primo grado, per reati “da stadio” di poter acquistare tagliandi di ingresso per qualsiasi manifestazione sportiva. Sia i biglietti, sia la tessera del tifoso. Un cortocircuito del nostro ordinamento penale, che prevede il reintegro del reo nella società civile una volta espiata la pena. Qua no. Qua, se uno commette un errore, magari da ragazzo, è fuori. Vita natural durante. Al Viminale si resero quasi subito conto della palese incostituzionalità dell’articolo e intervennero tempestivamente con una circolare ministeriale in cui si limitava a 5 anni il periodo massimo di interdizione.
Tutto ok? Manco per niente. Già, perché allo stato attuale un diffidato rischia di farsi 5 anni lontano dagli stadi per il daspo di un questore, poi altri 8 per mano del giudice e infine i 5 dell’articolo 9 reinterpretato dal Ministero. Fanno in totale 18 anni. Il paradosso è che un condannato per violenza sessuale potrebbe tornare a sedersi all’Olimpico prima di un diffidato condannato per avere acceso una torcia. Secondo quanto risulta a “Il Romanista”, questo Osservatorio sulle manifestazioni sportive così new age, che vuole aprire realmente alle curve, che dice sì al dialogo, che crede in un mondo migliore senza però volerlo imporre dall’alto, ha avviato quella attività di moral suasion interna al Viminale indispensabile per giungere all’obiettivo finale: rivedere l’articolo 9.
C’è un solo ostacolo, non indifferente purtroppo. L’articolo 9 è una norma primaria. Una norma di legge. Come tale, può essere modificata solo da una norma posteriore. Dunque, solo il Parlamento può cambiarla. C’è chi suggerisce la strada del decreto omnibus. In pratica, la modifica dell’articolo 9 dovrebbe essere contenuta all’interno di un provvedimento che non riguarda principalmente gli stadi. Sarebbe un escamotage, e nemmeno troppo elegante. Ma riesce difficile immaginare che in un momento così complicato per il Paese Camera e Senato si mettano a legiferare apposta su un singolo articolo. Il dossier è comunque già nelle mani del ministro Anna Maria Cancellieri. L’Osservatorio le chiederà un intervento diretto. Il prima possibile