(V. META) – La vendetta è consumata . Dopo due sconfitte e un pareggio fra Coppa Italia e Supercoppa, la Roma piega la Fiorentina ai calci di rigore e si prende una finale del Viareggio che mancava da cinque anni. Un successo meritato quanto sofferto, che rende merito al carattere di una squadra che, pur andata sotto dopo una manciata di secondi, non ha mai smesso di crederci: domani allo Stadio dei Pini c’è la Juventus, i ragazzi di De Rossi ci arriveranno con i supplementari nelle gambe ma anche con la consapevolezza che da adesso in poi tutto è possibile.
Un aiuto per spezzare la maledizione viola era arrivato direttamente da Trigoria, con Viviani tornato a indossare la fascia di capitano e a dirigere i giochi in mezzo al campo. Semplici, dopo tanta pretattica recupera sia Camporese sia Acosty e proprio dall’esterno classe ’91 parte il cross che dopo una trentina di secondi Pigliacelli respinge corto sui piedi di Zohore, che mette in rete nonostante il tentativo di Orchi sulla linea. Una doccia gelata che però non fa perdere la testa ai giallorossi, che rispondono al 10’ con un destro di Politano bloccato da Svedkauskas, mentre al 21’ è decisivo Pigliacelli di piede su Campanharo.
La Fiorentina si barrica nella sua metà campo, la Roma trova un rigore alla mezz’ora (trattenuta di Camporese su Tallo), ma Svedkauskas è bravissimo a neutralizzare il destro potente di Viviani. A cinque dall’intervallo si fa male Nego, entra la suo posto Romagnoli (Barba va sulla fascia) e rischia subito di pareggiare con un colpo di testa alto su una punizione di Viviani respinta. Il difensore classe ’95 riesce comunque a mettere la firma sulla gara al 5’ della ripresa, quando interviene di sinistro a deviare in rete un bel cross di Verre dalla destra. Al 10’ Matteo Ricci – fra i migliori – serve sulla fascia Barba, che salta Bittante e mette in mezzo un tiro-cross che Ashong deve mettere in angolo. Si continua con un’occasione per parte, anche se le migliori capitano alla Roma (Viviani da fuori e soprattutto Piscitella), ma il risultato non cambia. I supplementari sono una guerra di nervi, i rigori evocano brutti ricordi. A scacciarli ci pensa Pigliacelli, che para il tiro (pessimo) di Empereur, e poi Verre, glaciale nell’andare per ultimo sul dischetto.