(C. ZUCCHELLI) – Partenza da Trigoria alle 16.30, arrivo a Siena oltre otto ore dopo. In mezzo un interminabile viaggio in autostrada, una cena offerta da Totti a tutta la squadra in un ristorante nelle campagne toscane e la paura di Spalletti di non riuscire a vincere la partita del giorno dopo: “Qui – le sue parole al termine della (pare) molto ricca cena – s’è mangiato troppo. E domani non si vince”. E invece si sbagliava eccome, l’exallenatore della Roma. Perché la squadra, in campo alle 15 al Franchi, non sbaglia niente: 1-3 il risultato finale con gol dell’ex Taddei, di Pizarro e persino, nel recupero, di Stefano Okaka, al primo centro in serie A. Era metà settembre del 2006: seconda giornata di campionato, dei giocatori della Roma attuale c’erano ovviamente Totti, poi De Rossi, Taddei, Cassetti, Rosi e Curci. In panchina, come detto, Spalletti.
La squadra, dopo la conferenza dell’allenatore, parte da Trigoria nel pomeriggio convinta di arrivare in Toscana per l’ora di cena. E invece no. Un incidente mortale sull’A1 provoca una coda interminabile. Verso le 19, col pullman ancora intrappolato in autostrada, il Capitano prende la situazione in mano: contatta (si dice con l’aiuto del padre da Roma) un ristorante poco distante dall’A1, fa prenotare per una trentina di persone e porta i compagni e tutto lo staff a cena. Inutile dire chi poi abbia pagato il conto. La cena, a base di antipasti, pasta e carne per tutti, sembra un po’ troppo pesante a Spalletti che, mani in testa e sguardo nel vuoto, è preoccupato per la partita del giorno dopo. I giocatori lo rassicurano. Almeno quelli che sono in grado di farlo visto che qualcuno, tipo Tonetto, non arriva a Siena nelle migliori condizioni fisiche. Provato, lui come gli altri, dal lungo viaggio. Già perché dopo l’abbuffata ai giocatori tocca anche un movimentato dopo cena: l’autista del pullman infatti non è esattamente pratico della zona e quindi fatica non poco a trovare l’albergo della squadra, situato in una ridente località fuori Siena. Per la precisione: Monticiano, il paese che ha dato i poco nobili natali a Luciano Moggi. Lì, nella culladell’ex dirigente radiato dal calcio italiano, la squadra arriva quando ormai è già domenica. Stanca, distrutta. Con alle spalle otto ore di viaggio. I giocatori dormono poco e male, Spalletti continua a temere il peggio, ma il giorno dopo in campo le cose vanno nel migliore dei modi. La speranza è che, solo nel risultato, domani succeda la stessa cosa.