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IL ROMANISTA. Rosi, quella gara particolare

Aleandro Rosi

(C. Zucchelli) – «Alzate, sennò t’ammazzo».Chissà se Dejan Stankovic se le ricorda ancora quelle parole che Aleandro Rosi gli ha detto domenica 16 maggio 2010. Siena, stadio Artemio Franchi. I toscani, già retrocessi, affrontano l’Inter che si sta giocando lo scudetto con la Roma, impegnata a Verona contro il Chievo. Nel Siena ci sono due giocatori cresciuti a Trigoria, due ex romanisti che durante tutta la settimana erano stati invitati a dare qualcosa in più per battere l’Inter. Non che ce ne fosse bisogno. Perché Rosi e il suo compagno, di allora e di oggi, Gianluca Curci, ci tenevano eccome a contribuire, anche se a distanza, allo scudetto della Roma. Una partita esemplare, la loro:Curci para quasi tutto – fermare Milito quell’anno era cosa impossibile –Rosi gioca con una foga mai vista. Fa sfigurare Maicon. E si «avvelena » come poche volte quando Morganti, su un suo cross, non fischia il rigore ma solo un calcio d’angolo per un intervento in area di Thiago Motta col braccio. «Se il Siena fosse passato in vantaggio probabilmente non ce l’avremmo fatta», l’ammissione di Moratti e persino del presuntuoso Mourinho al fischio finale. A rivedere oggi la faccia di Rosi in quel momento viene quasi da sorridere. Sembrava – era – un tifoso qualsiasi in quel momento. In settimana una quindicina di romanisti erano persino andati a Siena a spronare lui e Curci.  Aleandro, il giorno dopo (in cui festeggiava 23 anni), raccontava così quei momenti: «Se il Siena avesse fermato l’Inter saremmo diventati campioni d’Italia. Già. Tutto il Siena ci ha provato. Chiaramente, io e Gianluca abbiamo dato quel qualcosa in più. I nerazzurri si sarebbero aspettati una partita dal rendimento più basso, perché non avevamo nulla da chiedere. Però abbiamo giocato, anche perché era una partita importante che avrebbero visto ovunque, quindi tutto il nostro ambiente era concentrato ». Basta chiedere al Siena, ancora oggi, quante richieste di accredito sono arrivate quel giorno. Rosi aveva amici e parenti allo stadio: «Avevamo gli occhi puntati addosso, ce l’abbiamo messa tutta». In settimana, oltre ai tifosi che si sono presentati direttamente a Siena, anche molti altri che sulla sua bacheca Facebook lo avevano invitato a battere l’Inter. Stefano, ad esempio, gli scriveva: «Se cercano di intimidirti, digli che sei nato e cresciuto alla Garbatella »; Sara, invece, recapitava un messaggio diretto anche a Curci: «Dai Ale pensaci tu. Domenica tu e Gianluca fateci vivere questo sogno. Fermate l’Inter, basta solo un pareggio». Roberta, addirittura, si sbilanciava così: «Se fate l’impresa, ti veniamo a prendere e ti portiamo in braccio fino a Garbacity».  Oltre a Rosi, altro protagonista di quella giornata è stato Gianluca Curci.Stasera Aleandro giocherà mentre, lui al massimo, guarderà la partita dalla panchina. Tutt’altra storia rispetto a due anni fa. A rileggere le sue parole si nota lo stesso rammarico del compagno: «Tutti noi ci tenevamo a fare bene. Volevamo dimostrare che, nonostante la retrocessione, non avremmo regalato nulla a nessuno. Purtroppo abbiamo incontrato una squadra forte che, a mio avviso, ha vinto meritatamente la partita nonostante anche il Siena sia riuscito a costruire importanti palle gol. Ce l’abbiamo messa tutta come abbiamo fatto nelle altre gare. Certo, domenica ci avrebbe fatto più piacere che lo scudetto fosse andato alla Roma, così anche noi avremmo dato il nostro contributo». L’aver accarezzato l’impresa ha lasciato e lascia sempre un po’ d’amaro in bocca:«È un vero peccato. Con un nostro risultato positivo avremmo fatto felici tanti tifosi della Roma. Sono nato e cresciuto nella Capitale, avrei preferito che il tricolore finisse lì». Lo avrebbero preferito tutti i romanisti, compreso Rodrigo Taddei, un altro degli ex della partita, un altro che quel giorno a Verona era in campo e che a Siena ha tanti ricordi: belli quelli sportivi (anche se l’addio a parametro zero non gli è stato perdonato dai tifosi), neri tutti gli altri

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