(M. MACEDONIO) – E’ un coro di no, quello di addetti ai lavori e non solo, di fronte alla “necessità”, che appare ancora inderogabile, di giocare in orario serale, domani sera, all’Artemio Franchi di Siena, la gara tra la squadra bianconera e quella giallorossa. Ed è soprattutto un appello al buon senso, vista la situazione climatica in cui verrebbero a trovarsi, da una parte i giocatori in campo, e dall’altra gli stessi tifosi. Tanto quelli senesi, quanto, ancor più, quelli che si muoveranno da Roma per seguire la propria squadra, e rischiano di ritrovarsi, intorno alla mezzanotte – al pari dello stesso pullman della società giallorossa – alle prese con un viaggio di ritorno in condizioni a dir poco proibitive.«Basterebbe applicare il metro del padre di famiglia» dice Fabrizio Grassetti, presidente dell’Utr. «Mi chiedo infatti se chi ha deciso di far giocare la partita alle 20,45 manderebbe un proprio figlio di notte, a meno 9 gradi, fermo per due ore in una zona anche umida come quella. Senza contare il rischio di infortuni, documentato, che esiste per i calciatori, che sono comunque soggetti da tutelare, al di là di quello che guadagnano. Non basta dire che il terreno di gioco è in buone condizioni, perché, per quanto ciò sia importante, non è però un elemento decisivo in funzione di un possibile strappo muscolare, che spesso è determinato proprio dal freddo. Ci si dimentica, poi, che la partita dovrebbe avere come destinatario un pubblico. E chiunque sia stato a Siena sa che il Franchi, non solo non ha copertura, ma ha anche strutture metalliche che, con l’umidità, diventano pericolose perché scivolose. Per non dire dei tifosi che partiranno da Roma e che, a tarda notte, dovranno rifare la Bettolle- Sinalunga, con tutti i rischi che quel tratto di strada comporta. Pollice verso, quindi, su tutta linea, sperando in un ripensamento dell’ultima ora».
«Tutte le considerazioni che vengono fatte in queste ore circa i rischi a cui si va incontro facendo disputare la gara alle 20,45 mi trovano pienamente concorde – sostiene a sua volta Francesco Lotito,presidente dell’Airc. – Più volte mi sono battuto, anche negli incontri con la Lega e i vari organismi calcistici, perché si evitino queste forzature di giocare in giorni feriali e in notturna. Alla Roma, poi, sta capitando di tutto, come giocare di venerdì sera – vedi Udine – o di lunedì, sempre di sera, come è già successo contro la Juventus. Un atteggiamento dovuto al fatto di voler favorire le televisioni, che forniscono certamente importanti risorse economiche alle società, ma che va a danno dello spettacolo e dello stesso mondo del calcio nel suo complesso. E costituisce fonte di pericolo, sia per i calciatori, che con diversi gradi sotto lo zero possono più facilmente infortunarsi, sia per gli spettatori, che si trovano in condizioni particolarmente disagiate e preferiscono, a quel punto, il salotto di casa. E così si chiude il giro. Da parte nostra, continueremo a batterci contro questo “spezzatino”, che ci sembra francamente eccessivo. Passi per il singolo posticipo domenicale, ma non per una distribuzione su più giorni, com’è diventato oggi. Ricordo che la Lega ha un presidente dimissionario da oltre un anno e che non c’è ancora all’ordine del giorno un’ipotesi di sua sostituzione. Il vice-presidente, Rosella Sensi, a sua volta non c’è più da tempo, e tutto questo la dice lunga sull’attuale gestione dell’ente. Un organismo che palesemente non funziona e che ormai sta danneggiando il mondo del calcio e, soprattutto i suoi tifosi, che ne sono il vero motore».
Da commentatore tecnico, si fa ovviamente interprete delle esigenze televisive Ruggiero Rizzitelli, che non nega però come le condizioni climatiche di questi giorni costituiscano certamente un pregiudizio ai fini di un corretto svolgimento della gara. Sia per i giocatori, che per i tifosi. «Chi ha accettato questi calendari, e mi riferisco soprattutto alle società, è normale che debba poi subirne anche alcuni aspetti meno positivi. Perché, altrimenti, anziché prendere 100 rischi di prendere 80. E si sapeva quindi, da entrambe le parti, che l’accordo avrebbe comportato questo tipo di programmazione. Ciò non toglie che si potesse anticipare alle 15, anche se capisco che trattandosi di un giorno feriale, molti abbonati dovrebbero rinunciarvi, perché impegnati al lavoro. Immagino che nel decidere per la conferma alle 20,45, si sia valutato anche questo. Altrimenti, andrebbero allo stadio soltanto i parrucchieri». Non nasconde, da ex giocatore con una significativa esperienza in Germania (dal ’96 al ’98 al Bayern Monaco, ndr), come anche i nostri stadi costituiscano un problema ulteriore. «La neve, in quei casi, era un evento quasi quotidiano, ma non ha mai rappresentato un ostacolo. Perché i tedeschi sono abituati, ma anche organizzati. Gli stadi, già ai miei tempi, erano riscaldati, sia in campo che sulle tribune, e in grado di fornire uno standard di qualità superiore. Assicurato dalle stesse società, che sono proprietarie del loro impianto, e non dal Comune, com’è qui. Dove purtroppo la burocrazia, ancora oggi, impedisce a molte società di farsi il proprio stadio, e ai tifosi di andarsi a vedere una partita come Cristo comanda, per dirla in modo chiaro».
Chiude la carrellata di opinioni Lando Fiorini, che in modo altrettanto netto dice pane al pane e vino al vino. «Giocare lunedì alle 20,45? Per me, è ‘na stronzata. Il minimo che si possa fare è anticiparla alle 15. Basti dire che a noi del Puff, che è uno spazio che dà lavoro a più di quaranta persone, mica ‘no scherzo, è stato imposto di chiudere il teatro già la scorsa settimana e anche in questi due giorni, perché il problema – lo capiamo bene – non è tanto arrivare qui, quanto ritornare a casa a tarda ora, con il ghiaccio sulla strada e i rischi che si corrono, sia a piedi che in macchina. E mi sembra che, per non essere di ostacolo alle esigenze televisive, che detto fra noi cominciano un po’ a rompere i c…, non si rispetti invece il pubblico. Io spero ancora che rivedano la decisione. C’è tempo fino a domani (oggi, ndr) per cambiare idea. Ci sarebbero pochi spettatori allo stadio nel pomeriggio? Meglio poca gente sugli spalti, che tanta in ospedale. A mio parere, i primi a doversi imporre sono i giocatori. Sono loro che vanno in campo e rischiano di farsi male. E fortuna che Luis Enrique ha accettato di partire un giorno prima, perché so che lui preferisce andare e tornare in giornata. E anche su questo ho delle perplessità. Meglio restare a dormire a Siena che ripartire la notte stessa. Ma ripeto: confido ancora in un ripensamento. Si dimostri buon senso, quindi, e si giochi alle 15».