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IL ROMANISTA. Uomo derby, se ce n’è uno. Li ha vinti in tutto il mondo

Heinze

(F. Urbisaglia) – Tutto ebbe inizio con quel clasico rosarino. E’ il 3 maggio del ’97. Gabriel Heinze, all’epoca appena diciottenne, scende in campo con la maglia rossonera del Newell’s Old Boys, storica e gloriosa società argentina, per affrontare gli odiati rivali del Rosario Central. La gara termina con uno 0-0, e in pochi probabilmente avrebbero scommesso su quel ragazzino mancino tutto grinta e determinazione. In pochi, avrebbero potuto pronosticare che quel giovane di belle speranze, figlio di un’italiana ed un tedesco, di stracittadine, da lì in poi, ne avrebbe collezionate così tante. Maglie pesanti, importanti. Piazze storiche, in giro pe il mondo.

L’emigrazione, evidentemente, l’ha sempre avuta nel dna. Se esistesse una speciale graduatoria per questo tipo di record il centrale difensivo argentino occuperebbe senza dubbio uno dei primi posti. Rosario, Lisbona, Manchester, Madrid e Roma. Realtà diverse, certo. Culture diverse. Verissimo. Ma la passione, la rivalità, il forte campanilismo che contraddistingue questa speciale partita, unica nel suo genere, si impara a conoscerle solo vivendole in prima persona. Con quello di domenica, in totale, saranno sei. Detto di quel pareggio a reti inviolate, l’unico giocato oltreoceano, ecco la consacrazione tanto sognata da qualunque giovane talento sudamericano: l’Europa.

Il passaggio al Valladolid, poi il prestito allo Sporting Lisbona e il giovane Gabriel è già a quota due. «Io ne ho vinti, ne ho persi…»Eccola, l’unica sconfitta. E’ il derby più amaro per lui, quello in terra lusitana. Il Benfica nell’occasione si impone per 2-1 ma Heinze, poco più che un ragazzino, si mette in luce. Non è un caso, infatti, se da lì a poco la sua carriera subirà un’ascesa verticale. Dopo il rientro al Valladolid, unica parentesi negativa della sua carriera, ecco l’approdo al PSG dove gioca fino al 2004. Fino a quando un certo Alex Ferguson decide di portarlo alla sua corte. Lì Gabriel conosce il forte antagonismo con il City.

Tre anni oltre Manica e un’altra gloriosa società decide di puntare su di lui.E’ il Real Madrid. Dal 2007 al 2009 gioca in terra iberica e colleziona altri derby. Di fronte, questa volta, i “colchoneros” dell’Atletico. In totale, tra Inghilterra e Spagna, sono ben sei le stracittadine e il bilancio è più che positivo: tre pareggi e tre vittorie. E sempre da titolare, fatta eccezione per una gara a Madrid. Veniamo al presente. Archiviata la sfortunata gara dell’andata, sarà lui a fare da guida per i tanti giovani presenti in rosa. E’ ciò di cui la squadra ha bisogno. Un duro. Definizione che lui non ama, ma che più di ogni altra ne descrive la tempra, il carattere, il coraggio. El Gringo, come lo chiamano in Argentina, è pronto per l’ennesima sfida. Ormai è un veterano. Ne sono passati di anni da quel derby a Rosario. Di emozioni ne ha vissute tante sebbene, come si dice in questi casi, a certe sensazioni non ci si abitua mai. E allora ecco che, a voler essere pignoli, una particolare emozione Heinze ancora non l’ha vissuta. Sarebbe bello se, dopo tanti anni, la prima volta fosse coi colori giallorossi addosso. A buon intenditore, poche parole.

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