(A. Serafini) –Questioni di coerenza. Il concetto divide e fa discutere la Capitale. De Rossi da una parte, Luis Enrique dall’altra ed un solo punto in comune: nessuno si aspettava di vedere il centrocampista di Ostia nella tribuna dell’«Atleti Azzurri d’Italia». La pesante debacle di Bergamo crea dibattito e confronto tra i tifosi giallorossi. Mentre la partita scivola sotto i colpi battenti di Denis e compagni, la piazza attende di sapere le cause di un’esclusione tanto eclatante quanto inaspettata. Qualche istante dopo il fischio finale, il tam tam mediatico accende le discussioni su radio e social network. Un ritardo nella riunione tecnica che secondo i più si sarebbe potuto risolvere con una semplice ammenda. In un momento così delicato, troppo dura la punizione per un calciatore così importante. Un multa salata e nessuno avrebbe avuto da ridire. Dall’altra parte, se vige la regola che «la legge è uguale per tutti»: che sia De Rossi o Simplicio, perché Luis Enrique dovrebbe fare figli e figliastri? Torna alla mente la discussione di Osvaldo tenuto a riposo a Firenze dopo lo «scontro» con Lamela negli spogliatoi del Friuli, ma il popolo romanista sa che i due episodi non sono proporzionabili. Da chi vorrebbe le dimissioni del tecnico spagnolo a chi relegherebbe De Rossi in tribuna sino al termine della stagione, la settimana di avvicinamento al derby cittadino si prospetta più accesa che mai.Soltanto l’arrivo della squadra in serata a Roma ha registrato sentimenti contrastanti. Nessun tifoso, nella totale indifferenza, ha accompagnato il tragitto dallo scalo di Fiumicino fino al quartier generale giallorosso. I tempi delle contestazioni sono lontani.