(M.Pinci) – A distanza di 24 ore dall’esclusione di Bergamo nel naufragio della Roma contro l’Atalanta, Daniele De Rossi ripensa a freddo all’accaduto: il ritardo, la scelta di Luis Enrique di lasciarlo in tribuna, il crollo della squadra. «Sono stato disattento – ammette – ma non ho fatto una rissa o mancato di rispetto a qualcuno, né fatto nulla di grave.Rispetto Luis Enrique, e sono venuto meno a miei doveri da professionista. Ma né Baldini né Luis Enrique devono insegnarmi come comportarmi, lo hanno già fatto i miei genitori. E lo dico senza polemica: credo che loro abbiano stigmatizzato una disattenzione del professionista, non certo le qualità dell’uomo». Il motivo dell’accantonamento, è noto, un ritardo (3-4 minuti, qualcuno dice 10) del regista alla riunione tecnica di domenica. Scelta esagerata per molti, non per De Rossi, però: «Luis ha dimostrato di non guardare in faccia nessuno, che sia io o un Primavera. E questo è quello che mi piace di lui. Se non lo capite il problema è vostro». Al collega romanista l’appoggio incondizionato di Prandelli: «Sto tutta la vita con Luis Enrique, assurdo discuterne».