Forse sarebbe stato meglio che avesse nevicato anche al Sant’Elia e soprattutto che la neve avesse seppellito anche tutte le amnesie della Roma. Invece il tabù Cagliari continua e, nonostante la squadra di Ballardini avesse segnato solo sei gol in casa, ieri ne è riuscita a segnare addirittura quattro in una partita sola. Questione di sfortuna o Luis Enrique e i suoi stanno ritornando ad essere quelli di inizio stagione? Se la punizione di Pjanic fosse entrata in rete, se Lamela fosse arrivato un secondo prima sul cross di Rosi, se il diagonale di Borini non fosse schizzato sul fondoschiena di Agazzi, se, se, se…
Con i se e con i ma, però, non si fa la storia, recita un detto. E così, infatti, non si farà neanche la storia della Roma che, ancora una volta, ritorna nella capitale con le ossa rotta e le sicurezze di nuovo traballanti. I primi segnali erano arrivati contro il Catania ma il diluvio abbattutosi sul Massimino li aveva nascosti e aveva salvato gli uomini di Luis Enrique dalle critiche. Poi il tracollo con la Juventus e il pareggio contro il Bologna. Ora la cocente sconfitta contro il Cagliari in un campo che, storicamente, non ci è mai stato amico.
Questa volta i riflettori non si vogliono proprio accendere. Non vogliono vedere gli svarioni di Kjear, l’involuzione di José Angel, il talento inespresso di Bojan. Sperano solo di accendersi di nuovo sabato pomeriggio all’Olimpico. Sperano di poter illuminare ancora la Roma ammirata contro il Cesena, quella che non concede allo speaker neanche il tempo di annunciare l’autore di un gol perché già ne ha segnato un altro.
A cura di Noemi Pierini