Si sono riaccesi i riflettori ieri pomeriggio all’Olimpico, ad illuminare una Roma che ritorna a far divertire più della battaglia di palle di neve tra i tifosi fuori dallo stadio. E non è stata solo la pochezza dell’Inter a far risaltare la brillantezza, la sicurezza e la compattezza della squadra di Luis Enrique. I nerazzurri non sono più quelli di una volta, è vero, ma sulla carta sono ancora una delle compagini più forti di questo campionato.
Questa volta, però, la Roma si è comportata da Roma. I giocatori avranno guardato la Curva Sud prima del fischio d’inizio, colorata di palloncini gialli e rossi, e avranno pensato che solo con una prestazione da applausi avrebbero scaldato le mani dei tanti tifosi accorsi allo stadio nonostante la neve, il ghiaccio e il freddo.
E così hanno fatto. La partita perfetta in una giornata perfetta. Avversario annichilito, riportato al proprio posto dalle urla a denti stretti di Heinze, ormai vero e proprio cardine della difesa. Si riprende il posto da titolare e comanda i suoi compagni di reparto. Ringhia in faccia a chiunque provi a sfidarlo, morde le caviglie a chiunque provi a superarlo, come Fabio Borini morde la propria mano ad ogni suo gol (e sono cinque).
Torna lui in campo e Juan indossa di nuovo gli scarpini di gala con i quali anticipa gli spenti Pazzini e Milito ogni qual volta tentano di mettere il muso avanti. E il muso avanti ce lo mette lui, siglando il gol del vantaggio, il terzo in tre partite. Torna Heinze e anche Josè Angel sembra quello delle prima due partite di campionato, il giocatore dal talento timido che però ha il coraggio di annichilire lo spavaldo Maicon. Torna Heinze ma anche De Rossi, che già aveva sposato per sempre quella maglia. Voleva che i tifosi giallorossi fossero i suoi testimoni di nozze e l’Olimpico la sua chiesa. La notizia del suo rinnovo è stata solo la ciliegina sulla torta nuziale.
A cura di Noemi Pierini