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ANSA. Luis Enrique non molla: “Magari resto 5 anni”. A Palermo Totti c’è

Luis Enrique

“Non mollerò e magari mi dovrete sopportare altri cinque anni“. Nel momento più difficile per lui e per il progetto americano della Roma, Luis Enrique non solo non si arrende, ma rilancia le proprie ambizioni, e per la prima volta, lascia intravedere la possibilità di restare sulla panchina giallorossa oltre la durata del suo contratto in scadenza tra un anno. Il derby perso, il secondo di fila, la classifica che segna un pesante meno dieci dal terzo posto della Lazio, non sembrano avere intaccato le certezze dell’asturiano che, alla vigilia della difficile trasferta di Palermo, con Totti arruolato dopo l’affaticamento di ieri ma senza Taddei e Perrotta, risponde subito per le rime a chi parla di un progetto arrivato al capolinea. “Non mollerò, lavoro duro e continuerò a fare quello che penso sia il meglio per la squadra – dice il tecnico – Resto come minimo fino alla fine del contratto. Al minimo, perchè sono un uomo di parola e la mia firma dice questo. Poi magari mi dovrete sopportare per altri 4-5 anni”. Detto questo, al tecnico giallorosso non sfugge la realtà di risultati deludenti, che nonostante una fiducia cieca del club potrebbero far scricchiolare la sua posizione: “Il calcio dipende sempre dai risultati – ammette – Quando la società penserà che non sono la persona giusta, allora quello sarà il mio ultimo giorno. Ma finchè società e tifosi mi danno la loro fiducia, nonostante le difficoltà, io sarò felicissimo di stare al mio posto, anche se al momento non sono felicissimo”. Il viaggio della Roma a Palermo ha più di un motivo per preoccupare Luis Enrique, anche per l’indisponibilità di Taddei e Perrotta, oltre a quelle già annunciate di Burdisso, Juan e Pjanic per infortunio, e di Cassetti, Osvaldo e Stekelenburg per squalifica: “Dobbiamo recuperare dopo una sconfitta e una settimana difficile sul piano mentale per i calciatori – ha spiegato – E il presente della squadra è il Palermo, un avversario che in casa sta facendo benissimo”. Ma nessuno dei giocatori è scontento del «progetto»: “È una vostra ipotesi. Io mi sono messo a disposizione della squadra e ho sempre fatto quello che ho ritenuto fosse meglio. L’esame è ogni giorno, ogni partita. Io cerco la concentrazione e il meglio nella prossima gara, che è sempre la più importante”. E allora, per una volta, potrebbe contare vincere e non giocare bene, almeno per dare un segnale. Lo aveva detto pochi giorni fa Sabatini. “Preferisco vincere sempre, in qualsiasi modo – sorprende Luis – e sono anche convinto che non solo il derby, ma qualsiasi partita, si possa vincere anche giocando male”. Nessuna marcia indietro sulle sue convinzioni: “Sono convinto che sia meglio vincere sapendo perchè l’hai fatto. Giocando bene si vince di più. Quando siamo distratti siamo più vulnerabili. Ma se facciamo bene quello che chiedo, e qualche volta è capitato, è un altro discorso”. Insomma il tecnico spagnolo non si rimangia il progetto estivo, la scelta di puntare sui giovani. Neanche dopo l’invito di De Rossi a scegliere giocatori di maggior esperienza: “Un passo indietro mai, io non faccio differenze tra giovani e non giovani. Con la società, il pensiero è quello di fare una squadra forte. L’esperienza si fa ogni giorno, si può essere bravi a 35 anni come Totti, a 29 come De Rossi o a 19 come Piscitella. Conta la qualità”. Nessuna accusa, anche per questo, all’immobilismo nel mercato invernale: “Sabatini e Baldini sanno cosa era importante ma abbiamo deciso che non c’era fretta. Non ho rimproveri da fare. Mi prendo le mie responsabilità e continuo a pensare che siamo una buona squadra che può fare di meglio”. Anche perchè, adesso, la parola più in voga a Roma è «fallimento». “Ognuno può dire la sua. Io mi aspetto che non sarà così, ma lo dirò alla fine”.

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