(G. Piacentini) – Una bella serata di sport, parzialmente rovinata da un gruppo di pseudo tifosi che, nel primo tempo della finale di Coppa Italia Primavera conquistata dalla Roma contro la Juventus, hanno avuto la brillante idea di rispolverare i soliti cori di pessimo gusto nei confronti di Gianluca Pessotto, responsabile organizzativo del settore giovanile bianconero.Una minoranza che ha macchiato la splendida atmosfera che si è respirata per oltre 90 minuti sugli spalti dello stadio Olimpico, colorato di giallorosso e festante come mai si era visto per una gara di giovani. La Roma non ha vinto la partita, ma lo 0-0 finale è bastato per riportare a casa la Coppa Italia, sfuggita lo scorso anno sempre all’Olimpico contro la Fiorentina, e che a Trigoria mancava dal 1994, quando il capitano era Francesco Totti.
Ieri sera è toccato a Federico Viviani— che a fine partita è dovuto correre negli spogliatoi a rivestirsi dopo i troppi festeggiamenti — alzare la Coppa, primo trofeo della nuova proprietà americana. Anche il prossimo anno quindi la formazione giallorossa avrà cucito sul petto il tricolore: per il momento «solo» la coccarda, in attesa delle finali scudetto dove andrà alla ricerca del bis e dove probabilmente il duello con la Juventus si riproporrà. I giallorossi si sono presi una bella rivincita rispetto alla finale del Viareggio, vinta dai bianconeri di Baroni, e la sensazione è che proprio quella partita in cui la Roma ha regalato un tempo agli avversari, sia stata la lezione migliore per i romanisti. Che ieri sera sono riusciti senza troppe sofferenze—ad eccezione dell’inizio del secondo tempo — ad amministrare il 2-1 esterno dell’andata, comandando il gioco e imprimendo il proprio ritmo alla gara.
Una lezione di saggezza tattica da parte di Alberto De Rossi («È la sua vittoria—le parole di Walter Sabatini—lo considero un uomo trainante e trascinante, un padre di famiglia per il gruppo ») e una prova di maturità di tutto il gruppo. Sono stati infatti i giallorossi, che nel primo tempo si sono visti annullare un gol regolare segnato da Politano e ad avere la possibilità di vincere: Ciciretti ha colpito un palo, Nego ha avuto un’occasione limpida nella ripresa e Branescu ha effettuato almeno un paio di interventi salva risultato. Giustificata, quindi, l’esultanza finale della squadra al centro del campo, con tutto l’Olimpico rimasto dentro ad applaudire. Compresi i dirigenti giallorossi (c’erano Baldini e Sabatini oltre a Bruno Conti) e Luis Enrique, osservatori interessati dei (possibili) campioni del futuro. Alberto De Rossi, a fine gara, era il simbolo della felicità:«È una gioia immensa davanti a uno spettacolo che per noi è incredibile. Un pubblico così lo vediamo per le gare della prima squadra. Ci hanno sostenuto per tutta la gara e ci hanno trattato da grandi anche se grandi davvero non lo siamo ancora. Ma qualcuno di questi ragazzi lo diventerà ».