(G. PISTILLI) -[…]Stasera la Roma, mercoledì il Barcellona, un doppio impegno che farebbe tremare le vene e i polsi anche a squadroni che, in una fase così cruciale, non dovessero sopperire alle molte peripezie (l’inquietante numero di infortuni, nonché qualche squalifica di troppo) che Allegri, il timoniere, ha dovuto fronteggiare. E non dimentichiamo che, dopo Roma e Barcellona a San Siro, il Milan ha in programma la trasferta di Catania, dov’è di casa una delle squadre in questo momento più velenose di una vipera. I sedici punti che dividono la capolista dalla Roma sono più eloquenti di ogni argomentazione che possa illudere i tifosi giallorossi, i quali se da un lato hanno il diritto di sperare nel colpo gobbo della loro squadra, tuttora in lizza per un posto (però, andiamoci piano con la Champions) nelle Coppe europee, dall’altro non possono pretendere che la loro squadra ribalti in novanta minuti gerarchie tecniche e classifica.
CORRIERE DELLO SPORT Contro Ibra non basta Kjaer
E’ condivisibile il principio illustrato da Luis Enrique secondo il quale la Roma giocherà contro il Milan come sa, può ed è, giorno dopo giorno, addestrata. […] Se vorrà mandare a carte quarantotto il pronostico, che ovviamente pende dalla parte milanista, la Roma, pur senza abdicare al suo gioco preferito, non dovrà puntare soltanto sul fatidico “possesso palla”, da taluni celebrato alla stregua della calcistica volta celeste. Perché metterla su quel piano sarebbe un “cadeau” al Milan, che in materia ne sa più della Roma. A che serve controllare il pallone se non si è capaci di farne buon uso in fase d’attacco? E allora? Ecco cosa, la Roma, dovrebbe fare: incrementare il ritmo, accentuare la rapidità di esecuzione della manovra, cercare la profondità contro una difesa che, se insidiata palla a terra e in velocità, potrebbe perdere la trebisonda.
Non scopriamo l’acqua calda nel sostenere che il Milan è superiore alla Roma per qualità tecnica complessiva e per esperienza, nonché per vastità di organico. Il precedente dell’andata (3-2 per il Milan) dovrebbe avere insegnato qualcosa a L.E. Non c’è bisogno di stravolgere l’assetto tattico della Roma per tentare di respingere il Milan e d’impedirgli di colpire duro. Basterebbe accorciare le distanze tra i reparti, raddoppiare la marcatura – sì, la marcatura, che non è una parolaccia – su Ibrahimovic, quando questa autentica forza della natura partirà all’assalto dell’area romanista. Basterà il solo, e giovane, Kjaer a fermarlo? Ci permettiamo di dubitarne