(A. Ghiacci) – Abbracciato dai compagni di squadra e sostenuto dagli avversari. Perché la situazione non era affatto facile. Durante il secondo tempo, con la difesa della Roma sotto la Nord, Juan è stato spesso il bersaglio degli ululati razzistici dei tifosi biancocelesti, «buuu buuu» a ogni palla toccata. Fino a quando il brasiliano non ce l’ha più fatta e, rivolgendosi alla curva, si è portato il dito sulla bocca, come a dire «state zitti» . Sono stati minuti concitati, con l’arbitro Bergonzi che ha richiamato due volte l’attenzione del quarto uomo e una volta quella del capitano della Lazio, Mauri. La richiesta era chiara: quei cori dovevano terminare immediatamente, pena la sospensione della partita. Qualche minuto e anche l’altoparlante dello stadio Olimpico ha dato l’annuncio, ricordando che le società pagano certi comportamenti per responsabilità oggettiva.
FASTIDIO – «Ho fatto un intervento sulla bandierina e li ho sentiti. No, qui a Roma non mi era mai capitato» racconta Juan. Gli ululati contro i giocatori di colore, al di là di tutto, provocano in chi li ascolta una sensazione chiara: fastidio. Facile immaginare lo stato d’animo di chi ne è il bersaglio. Il difensore della Roma racconta: «Non me lo merito, ho sempre rispettato tutti, anche i tifosi laziali nelle tante occasioni in cui abbiamo vinto noi. Penso di meritare lo stesso rispetto» . Juan però, sull’argomento procede a fatica, ancora segnato dall’episodio. «Non voglio dire nulla…» . Una pausa. E poi: «Mi dispiace, non può essere che in una partita così bella da vedere ci sia sempre qualcuno che rovina tutto» . Proprio venerdì scorso le due società, aderendo ad un’iniziativa del Comune, avevano partecipato al progetto “Roma e Lazio unite contro il razzismo e l’antisemitismo”: «Avevamo provato a passare ai tifosi qualcosa di buono, un messaggio positivo, eravamo entrati in campo proprio con le maglie contro il razzismo…» ammette sconsolato Juan.
CONFORTO – In campo anche gli altri giocatori si sono resi conto della situazione. Soprattutto dopo che Juan ha reagito: «Non solo l’abbraccio di De Rossi – racconta il brasiliano – durante la partita ho parlato con alcuni giocatori della Lazio che mi hanno detto di stare tranquillo. Ho parlato con Mauri, anche se capisco che era difficile anche per lui (il capitano della Lazio ha risposto al brasiliano e all’arbitro, allargando le braccia in segno di impotenza, con un gesto come a dire “che posso fare?”, ndr). Anche Klose e Dias mi hanno confortato. In Germania o in Brasile? Nemmeno lì mi era mai capitata una cosa del genere» . Juan ha poi continuato a giocare, tentando di far finta di niente: «Pensavo alla partita, a un derby che è sempre bellissimo da giocare. Ma certo che se continua così credo che prima o poi vedremo partite del genere senza tifosi sugli spalti». E l’arbitro? «Non lo so, ero concentrato sulla partita». Infine, la migliore risposta che Juan potesse fornire: «Mi dispiace, sì. Ma più per loro che per me…»