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(A. Ghiacci) – Il fulcro dell’investimento-Roma è stato individuato subito dalla nuova proprietà: lo stadio. Da sei mesi gran parte del lavoro della cordata statunitense è finalizzato a questo. Prima le consultazioni “politiche” di DiBenedetto, ricevuto nell’ordine da Comune, Regione e Provincia. Poi gli appuntamenti con alcuni imprenditori romani e i sopralluoghi a Tor di Valle e Tor Vergata. Ancora, le parole di Mr. Tom: «L’esperienza del nuovo impianto, per i nostri tifosi, dovrà essere qualcosa di unico. Idealmente dico tre anni, ma più probabilmente parliamo di cinque». Poi però, i primi intoppi. Perché in Italia i problemi sono sempre gli stessi, specie se si tratta di mettere in piedi un affare di questa portata, per di più a Roma: tempi, modalità, interessi vari, gara d’appalto e così via. E l’amministratore delegato giallorosso Claudio Fenucci che confermava:«Attorno allo stadio servono tutta una serie di attività che rendano l’investimento redditizio, perché l’impianto da solo, in sé per sé, non basta» . Ora però la Roma ha deciso di fare in fretta. E dopo aver conferito il mandato esclusivo – nove giorni fa, mercoledì scorso – alla Cushman & Wakefield LLP per l’individuazione dell’area congeniale alla costruzione dello stadio, il club giallorosso sa che entro poco più di tre mesi avrà il quadro dettagliato delle varie soluzioni.
PROCEDIMENTO – La Roma, nelle figure dei soci americani, ha deciso di puntare, in qualità di advisor, sulla Cushman, «perché è un colosso della consulenza nel real estate e nel settore immobiliare» fanno sapere da Trigoria. Il processo, già in corso, è piuttosto semplice: la Cushman procederà con una sorta di bando, invitando i soggetti proprietari di terreni con determinate caratteristiche (numero di ettari, edificabilità, permessi e ordinanze varie) a presentare tutta la documentazione del caso. Poi, gli esperti valuteranno e selezioneranno le opportunità dei diversi terreni. Terzo step, analisi tecnica e stesura del rapporto finale. Che appunto, dovrebbe essere sui tavoli dei piani alti di Trigoria entro la fine di giugno, subito dopo la fine dell’iter che avrà portato all’aumento di capitale del club giallorosso. (…)
AREE – Nessuna indicazione sulle aree già in esame. Ma quando si parla di “Cushman & Wakefield LLP”, si parla del top mondiale del settore. Che a livello nazionale è stato già advisor, nella dismissione di alcuni patrimoni immobiliari, di Unicredit, socio di minoranza della cordata americana proprietaria della Roma. E a livello locale, oltre ad avere la sede al centro della Capitale, in via Veneto, ha già lavorato anche con i maggiori costruttori, da Caltagirone a Parnasi e Scarpellini. E proprio di questi tre soggetti sono alcuni dei terreni maggiormente indiziati: Tor di Valle (di Parnasi, che dopo i contatti con i dirigenti giallorossi disse che«costruire lo stadio sarebbe un sogno» ) e Massimina (di Scarpellini) sono sicuramente in pole, poi ci sono Tor Vergata (di Caltagirone) e Bufalotta (di Toti).«Il lavoro è ancora in fase embrionale – ha detto Clara Zanussi, addetto stampa Italia della Cushman – nei prossimi giorni si farà una cernita delle segnalazioni ricevute e nel giro di due settimane arriveremo alla compilazione di una short list» . L’uomo che si occuperà in prima persona del progetto è Dan Meis, architetto americano specializzato nelle progettazioni sportive che recentemente Mark Pannes, membro del CdA giallorosso, dopo averlo incontrato a Trigoria, ha definito «top stade architecht» . Di Benedetto aveva già conosciuto Meis a Londra, nell’ottobre scorso, in una visita all’Emirates Stadium dell’Arsenal. Nello stadio di football di Los Angeles, nel Miller Park di Milwaukee e nella Saitama Super Arena, in Giappone, c’è proprio lo zampino di Meis. La Roma accelera. E vuole il top.