(A. Catapano) – Quattro mesi e mezzo, 138 giorni, un intero girone senza gol né altre magie degne del suo talento. Qualche squarcio di luce accecante, l’impressione a volte di poter spiccare il volo, poi pure la sua stagione è diventata grigia. Dal Palermo a Palermo: che fine ha fatto Erik Lamela? In principio, fu come un’apparizione, dopo appena 8’ di gioco: l’argentino—costato tra impicci e imbrogli venti milioni di euro — si presentò ai romanisti con un gol bellissimo, un concentrato di tecnica calcistica e impertinenza giovanile. Era il 23 ottobre, sembrava l’inizio di una favola. E invece, partita dopo partita, è diventata una storia normalissima, perfino anonima negli ultimi tempi. Lamela, in fondo, è l’immagine di questa Roma: giovane, talentuoso, pieno di buone intenzioni, eppure c’è qualcosa che gli tarpa le ali. Troppa pressione? Ancora troppo giovane per una città canaglia com’è Roma? Allora, quando il suo nome era sulla bocca di tutti, Luis Enrique eWalter Sabatini invitarono giustamente alla calma: «È giovane, si deve ancora fare, non lo caricate di troppe responsabilità». È andata come temevano: il ragazzo, solo 20 anni, si è involuto, ha abbassato il livello delle sue prestazioni, si è «normalizzato». Il rendimento della squadra non lo ha aiutato né la fortuna: il derby poteva rilanciarlo e invece perl’espulsione di Stekelenburglo ha vissuto da spettatore. Il Palermo potrebbe venirgli in soccorso, almeno stimolarlo. Non sarebbe male per una Roma in crisi, che ieri sera per ricompattarsi ha rispolverato l’antica usanza della cena di gruppo. Totti, Lamela e il grosso della squadra si sono ritrovati in un ristorante dell’Eur. Oggi Luis Enrique, che già dovrà fare a meno di Pjanic e Juan, saprà se potrà contare su Osvaldo: si attende l’esito del ricorso contro la squalifica. Inutile dire che farebbe assai comodo. Intanto una (importante) certezza c’è già: manca solo l’ufficialità ma Sabatini ha prolungato il contratto fino al 2013