(A. Catapano) – A ottobre fu «Klose per lutto», domenica è stato «Luis Enrique uno di noi». Geniali, i laziali. Cosa resta nel cuore spezzato dei romanisti dopo questo derby? Il coro prolungato e sostenuto con cui la curva Nord, dopo il fischio finale, ha inneggiato a Zichichi: «Luis Enrique, lalalalalala…». Avolte ritornano Il massimo dell’umiliazione. E del resto, chi la fa l’aspetti, antica legge del derby: le battute tornano indietro come boomerang, e gli sfottò sono come i peperoni, prima o poi si ripropongono. Non era stato Totti, prima della sfida d’andata, a pronosticare come «uomo derby» Edy Reja? Non l’avesse mai fatto: la rinascita della Lazio è cominciata proprio quel giorno, mentre alla Roma da quel momento è andato tutto storto. Dal derby d’andata, a Formello campeggia in bella vista una targa realizzata dai tifosi: «Edoardo uomo derby». Dopo la vittoria di domenica, sostituiranno Edoardo con «Luigi Enrico»?
Trasversale Da radio, siti e social network ieri un corollario di commenti, battute, sfottò, anche se con meno veemenza del solito (sarà perché i romanisti sono abbacchiati come cani bastonati?).Unbersaglio comune, Luis Enrique, ormai una figuramitica. È lui, l’uomo venuto dalle Asturie, il filosofo del calcio, lo Zichichi de’ noantri, il protagonista assoluto del day after della capitale. Per tutta la città, chi lo idolatra e chi lo maledice. «Santo subito» per i laziali, «pericolo pubblico » per i romanisti. Trasversale pure l’abbinamento con la viabilità. Dunque, se per i vincitori «oggi a Roma si scorre, non si vede un romanista per strada», per gli sconfitti «Luis Enrique deve andare da un’altra parte a fare scuola guida», concetto condiviso da parecchi. All’asturiano i laziali augurano «lunga vita sulla panchina giallorossa», i romanisti gli chiedono ormai senza mezzi termini «l’ultima dimostrazione di coerenza: dimettiti!». Particolarmente geniale il tifoso che ha inviato questo messaggio: «Luis Enrique di nuovo a Roma hai portato solo la neve ».Ochi ha messo in rete questa riflessione: «Luis Enrique ha detto che la Roma ha vinto solo tre scudetti nella sua storia? Vero, ma prima di lei caro mister non perdevamo un derby neppure con Castellini in campo». E da segnalare anche i tanti che hanno chiosato il Luis Enrique stizzito delle dichiarazioni post-derby. «Si chiede cosa ha fatto per meritarsi tutto questo schifo? E noi che dobbiamo vedere questo scempio cosa dovremmo dire?». In sostanza, è finita la pazienza. «I tifosi—è la sintesi perfetta— hanno licenziato l’allenatore».
Lungimirante E manca poco che licenzino tutta la Roma. A società e dirigenza i tifosi addossano un’altra bella fetta di responsabilità. Lette e ascoltate in ordine sparso: «Ci volevano gli americani per far vincere due derby alla Lazio». «Perdiamo da agosto, il progetto è fallito prima di cominciare», che segue in scia lo striscione esposto dai laziali durante la partita e già ampiamente celebrato: «C’avete er progetto come er ponte deMessina… non se realizza mai». Pensieri particolari sono stati rivolti a Franco Baldini, colpevole di aver portato a Roma Luis Enrique, «e pensare—ha scritto una tifosa su twitter — che inizialmente voleva portare Villas Boas. C’aveva visto lungo!».
Silenziosi Oggi chi può guardare lontano, senza rabbrividire, è solo il tifoso laziale. Particolarmente felice, col solo neo di vedersi accusato di razzismo, ancora una volta. «È ora di finirla con questi buu», si leggeva ieri su molti blog biancocelesti. Per il resto, spazio ai sogni: se Reja si sente in Paradiso e pensa addirittura allo scudetto, i tifosi si accontentano di meno:«Godiamoci il silenzio dei romanisti». E vi pare poco?