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IL DUELLO. Luis contro Edy…atto secondo

Due stili completamente diversi, due idee di gioco diverse, due squadre che si odiano sin dai tempi più remoti. Il primo asturiano, il secondo friulano. Si tratta di Luis Enrique ed Edy Reja, i due tecnici di Roma e Lazio. “Odi et amo” scriveva Catullo nel carme 85, e proprio di amore ed odio è il rapporto che lega questi due tecnici alle proprie tifoserie. Odiati e poi amati, discussi e poi osannati. Due tecnici senza peli sulla lingua, che non fanno distinzioni tra i propri giocatori. Due allenatori che non guardano in faccia a nessuno e vanno dritti per la propria strada. Una strada che domenica s’incrocerà per la seconda volta sul manto erboso dello stadio Olimpico di Roma, in una partita che nella Capitale forse vale un intero campionato. Ogni derby infatti risente di una particolare atmosfera, che attanaglia il tifoso, il giocatore ed il dirigente. Nell’atmosfera delle stracittadine sono tutti coinvolti. E’ un’atmosfera che prende l’intera città, dalla borgata al rione fino ad arrivare alla stessa famiglia. E come nell’antica Roma il gladiatore che usciva vincitore dall’arena, al cospetto dell’imperatore, poteva raggiungere la libertà, così, chi dei due domenica uscirà dal campo vincitore, per volere dei propri tifosi potrà ottenere l’immortalità.

LUIS ENRIQUE

Luis Enrique

Luis Enrique Martínez García, noto semplicemente come Luis Enrique, nasce l’8 maggio 1970 a Gijòn, Spagna. Comincia a giocare all’età di undici anni nelle giovanili dello Sporting Gijon, con cui debutta il 24 settembre 1989 in Prima Divisione nella partita Sporting Gijón-Malaga (0-1). Nel 1991 il Real Madrid lo acquista per 250 milioni di pesetas, circa 3 miliardi di lire. Nella prima stagione nel Real Madrid viene cambiato di ruolo: a Gijòn giocava attaccante, a Madrid l’allenatore lo utilizza come ala sinistra o interno destro. Con la maglia delle “merengues” in 5 stagioni realizza 14 reti in 157 partite giocate. Nel 1996 il Barcellona decide di puntare su di lui. Nella prima stagione al Barça segna 17 gol; anche nella stagione successiva, agli ordini dell’olandese Louis van Gaal, si dimostra centrocampista con grande senso del gol: 18 nella Liga, 25 complessivi nella stagione. A Barcellona diviene capitano della squadra e conquista coppe e campionati. Il 16 maggio del 2004 gioca la sua ultima partita da professionista contro il Racing Santander: al termine della stagione, infatti, decide di ritirarsi dal mondo del calcio professionistico. Ma la sua avventura nel mondo del pallone non finisce qui: infatti il 18 giugno del 2008, il Barcellona lo richiama affidandogli la panchina del  Futbol Club Barcelona Atletic (poi ridenominato Barcellona B), squadra delle riserve del Barcellona, prendendo il posto di Josep Guardiola, suo ex compagno di squadra, passato a dirigere la prima squadra. Dopo 3 stagioni esaltanti nella cantera balugrana, nell’estate 2011, la nuova Roma “americana” decide di puntare sull’asturiano, facendogli firmare un contratto di due anni.

EDY REJA

Eddy Reja

Edoardo Reja, detto Edy, nasce il 10 ottobre 1945 a Lucinico. Dopo una carriera da calciatore tra Spal, Palermo, Alessandria e Benevento, a partire dal 1979 inizia una lunga carriera di allenatore che lo porta alla guida di numerose squadre di serie minori nel corso degli anni ottanta, fino ad arrivare in Serie B alla guida del Pescara nella stagione 89-90, subentrando all’esonerato Ilario Castagner, dopo esser stato per due anni allenatore della squadra Primavera del club abruzzese. Ha ottenuto ben quattro promozioni in Serie A: la prima con il Brescia nel 1997, la seconda con il Vicenza nel 2000, la terza alla guida del Cagliari nel 2004 e la quarta con il Napoli nel 2007. Nella stagione 91-92 sfiora con il Cosenza la promozione nella massima serie, svanita solo nell’ultima giornata di campionato allo Stadio “Vial del Mare” di Lecce. Ma i più grandi risultati, Reja, li ottiene col Napoli, di cui è allenatore dal 2005 al 2009. In questi anni riesce a far risalire dalla Serie b il club partenopeo ed a portarlo all’ottavo posto nella massima serie, vincendo gare importanti e facendo esplodere di gioia ripetutamente la Curva b dello Stadio “San Paolo”. Nel 2010, la Lazio decide di puntare su di lui: esordisce sulla panchina dei biancocelesti nella partita contro il Parma, vinta per 2-0 grazie alle reti di Guglielmo Stendardo e Mauro Zarate, facendo ritrovare il successo alla squadra capitolina dopo un lungo periodo.

A cura di Edwin Iacobacci

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