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Calcioscommesse

(A. Massari/ M. Pagani) Zingari felici non se ne vedono più. Quelli con le mani sul pallone e un mandato di cattura sulla testa si costituiscono. È successo ieri ad Ancona, dove all’alba, appena sbarcati da un traghetto, due dei componenti della presunta banda che secondo il giudice Guido Salvini ha alterato campionati e permesso agli scommettitori laute vincite, Vinko Saka e Alija Ribic, sono stati arrestati e condotti a Cremona in attesa di interrogatorio. I loro avvocati tentano di minimizzare: “La rete per combinare le gare era creata da Gervasoni e Carobbio” ma è un artificio. In realtà ci siamo. E la fine sembra nota. Il calendario scorre rapido verso il termine del torneo dopo il quale, giurano gli investigatori:“Nulla sarà come prima”.

Le voci sugli arresti si fanno sempre più insistenti. Arresti di nomi noti e moltissime squadre coinvolte tra Serie A e Serie B. Tutti negano e nessuno si pente. Così va il campionato parallelo, quello giocato nelle procure, e mentre i previsti interrogatori dei laziali Mauri e Brocchi (gli ultimi a essere sentiti, dopo decine di colleghi, il 13 aprile) c’è sempre spazio per un esorcismo. Quello dell’attaccante senese Mattia Destro interpreta il comune sentire: “Noi pensiamo solo a conquistare la salvezza sul campo, non c’interessa questa vicenda”. La salvezza sul campo. Zitti e pedalare. Le parole di sempre.

A inquietare è la lista dei convocati e delle audizioni davanti alla giustizia sportiva. Da qui a due settimane sfileranno Benassi del Lecce, Luciano, Dainelli e Pellissier del Chievo, Marco Rossi del Cesena, Padelli dell’Udinese. Attendersi il terremoto è meno di una precauzione. Mai come quest’anno “salvezza e p ro m o z i o n e ” rischiano di restare un puro dato statistico. Si ballerà. E penalizzazioni e classifiche stravolte saranno il corollario di un’inchiesta lunga e complessa in cui tre distinte procure (Cremona, Napoli e Bari) sono giunte – in crescendo – a scambiarsi informazioni decisive per le indagini. Vista l’aria, il palcoscenico in cui si muovono da dominatrici Milan e Juventus somiglia a un teatro di guerra. Un proscenio virtuale perché non tutti gli indagati sono stati saggiamente consigliati a farsi da parte (Masiello dell’Atalanta, ex del Bari, fatto fuori in silenzio, è il caso più evidente). E in campo ogni domenica vanno formazioni e calciatori che, alla fine della curva giudiziaria, potrebbero veder affondare le proprie ambizioni.

Anche per questa ragione, la sensazione di straniamento è fortissima. Uno scollamento tra la realtà sportiva e le carte giudiziarie che (corsi e ricorsi) come nel 2006 con Calciopoli rischia di lanciare all’Europeo l’Italia di Prandelli con la maglietta strappata e lo scandalo in pagina. E se in federazione lo sanno è perché i magistrati hanno in mano prove difficili da smontare. Il Procuratore capo di Cremona, Di Martino, consapevole dell’enormità della partita in corso, ha suggerito timidamente un’amnistia senza la quale la geografia prossima ventura potrebbe disegnare una Serie A mai vista.

Coinvolte Genoa, Chievo, Lecce, Novara, Siena, Cesena, Atalanta, forse il Napoli. Mezza compagnia di giro, per non parlare della categoria in cui combatte il Pescara di Zeman, la Serie B, aggredita dalle rivelazioni. Non si parla delle società però: questa è una storia di scommesse che facevano il giro del mondo in pochi minuti, dall’Italia a Singapore. Puntata e ritorno (milionario, in caso di over). Questa è una storia di calciatori corrotti di cui sono pieni ormai i faldoni giudiziari. Gente che si vendeva campionati ormai persi. Se le accuse della Procura di Bari si rivelassero centrate, sarebbe il caos.

Nel mirino del pm Ciro Angelillis sono finite una decina di gare giocate dalla squadra dei Matarrese, in Serie A l’anno scorso. I biancorossi erano già retrocessi e 4 o 5 atleti, ormai, giocavano solo per se stessi. “Mercenari”, li chiamò un compagno di squadra, Almiron, durante una cena in un noto ristorante barese. E questo è il punto: il calcio marcio del 2012 è una vicenda fitta di omissioni. Che i ragazzi del Bari fossero mercenari, venduti al clan degli zingari con base a Singapore, lo sospettavano in tanti, ma nessuno denunciava. E nessuno denuncia, ancora oggi. Fingendo che si giochi per una classifica che, invece, è destinata a essere travolta.

Non ci sono più “zingar i” felici, ma ricchi come Ilievsky, in giro, ne trovi pochi. Con il Bari – e non solo – p a re abbia guadagnato una fortuna. Dice di aver trattato con Masiello – lo “z i n g a ro ” ancora ricercato dalla Procura di Cremona. Ne ha parlato in una bella intervista concessa a Foschini e Mensurati di Repubblica – e di aver “c o m p ra t o ” informazioni dai calciatori del Bari e di sapere che in loco operavano “mafia locale” e “albanesi”. Gli inquirenti indagano sulle partite con il Palermo, il Bologna, l’Udinese, persino sul derby con il Lecce. A Cremona il pm Di Martino ha raccolto nei faldoni così tanto materiale che, per quanto sembri assurdo, trova conveniente, sotto il profilo sportivo, invocare un’amnistia. Ma per ora, tra Bari e Cremona, a parte il “pentito” Carlo Gervasoni – un passato tra Cremonese e Piacenza – nessuno collabora. Continua a regnare l’omertà.

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