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IL MESSAGGERO. Borini a ripetizione

Borini segna il gol dell'1-0

(M. Ferretti) – Numeri da brividi. Tipo: sette reti nelle ultime sette partite della Roma. O ancora: otto gol nelle ultime dieci gare della squadra di Luis Enrique. Oppure: quattro centri consecutivi, a cominciare da quello da tre punti contro il Parma per finire al gol di Palermo (altri tre punti…) passando per le reti (inutili…) contro Atalanta e Lazio. Fabio Borini, il più atipico degli attaccanti del calcio italiano, non si ferma più.

Nove le reti complessive in campionato, otto nel nuovo anno. Sette le ha segnate di destro; due, le ultime in ordine cronologico, di sinistro. Cinque volte (in 4 occasioni) ha colpito all’Olimpico (e sono arrivate tre vittorie e una sconfitta), quattro in trasferta (anche in questo caso in quattro occasioni) dove le sue prodezze hanno portato alla Roma soltanto tre punti. «Borini può diventare un giocatore di riferimento», ha dichiarato l’altra sera Luis Enrique nella sala-stampa del Barbera.

Il tecnico asturiano gli sta concedendo fiducia illimitata, ricevendo in cambio fatti e non parole: gol, ma non solo gol perché il contributo che Borini sta dando alla causa giallorossa va ben al di là della sua attuale, devastante capacità di far gol. Contro il Palermo, ad esempio, Luis l’ha fatto partire a destra, spostando Lamela sull’altra corsia, per mettere in difficoltà Balzaretti, costretto così a limitare le sue sgroppate in avanti. E partendo da destra, e tagliando il campo verso sinistra su uno splendido lancio in verticale (tunnel a Munoz…) di Lamela, Borini ha segnato il gol-partita. C’è chi sostiene che l’ex Chelsea e Swansea sia il meno italiano degli attaccanti italiani, perché lo vedi nell’area avversaria impegnato nella fase offensiva e un attimo dopo lo trovi nell’area della Roma a difendere. Ha un’estrema facilità di corsa, e questo lo aiuta (…)

Gioca un calcio totale, perfettamente in linea con le teorie di Luis; non fa il compitino fine a se stesso e finalizzato ai propri interessi, ma si mette al servizio dei compagni. Appare sgraziato, talvolta. Forse non è il massimo della qualità sul piano tecnico. Palla al piede viaggia ancora un po’ troppo con la testa bassa, ma nella Roma è diventato un titolare insostituibile. Da quando ha smaltito il grave infortunio muscolare subito contro il Milan, che l’ha tenuto fuori da fine ottobre a metà gennaio, Luis l’ha sempre impiegato dal primo minuto, con la sola eccezione della prima parte della partita di Catania. Presenze che l’hanno portato ad essere il terzo ’91 più impiegato del campionato alle spalle di Destro (Siena) e Muriel (Lecce), solo che Borini ha segnato quattro gol più dei suoi coetanei. Poco? Non v’è dubbio che, considerato anche l’eccellente esordio contro gli Stati Uniti, Borini stia scalando a suon di gol e di prestazioni posizioni su posizioni nella corsa tinta di azzurro verso gli Europei.

Il ct Cesare Prandelli, del resto, non ha mai negato di avere un debole per gli attaccanti double face, e il romanista ha i requisiti per mettere tutti d’accordo. In più, ci sono ancora una volta i numeri che parlano a favore del numero 31 della Roma: nessun altro attaccante nel giro della Nazionale, Antonio Di Natale a parte (ma è davvero nel mirino di Prandelli?), nel 2012 ha segnato quanto Borini. Che, per dirla alla Sabatini, ha all’attivo nove reti più di Marco Borriello e cinque più di Mirko Vucinic.

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