(U. Trani) – David Thorne, ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, si alza e raggiunge la prima fila dell’aereo che riporta Daniele De Rossi e Fabio Borini da Genova a Roma.
In mezzo a campioni e giovani, Fabio si è infilato di prepotenza. Con 8 gol, 7 in campionato e 1 in Coppa Italia, è il miglior marcatore stagionale della Roma. Assente Osvaldo, sarà lui il bomber di riferimento contro la Lazio.
Borini, all’andata saltò il derby per infortunio. Come se lo immagina?
«Mi appresto a viverlo come l’ultima gara giocata, la prima in azzurro».
In che senso?
«Sono molto curioso. Non ho mai giocato un derby. Sarà una grande novità e dovrò farmi trovare pronto».
E’ stato al Chelsea. Londra è città di derby. Nemmeno lì ne ha mai vissuto uno?
«No. Ma, comunque, i derby londinesi non hanno niente a che vedere con quello di Roma. Non possono essere paragonati alla sfida di domenica all’Olimpico. Qui sono un’altra cosa».
Ha esordito in azzurro. La sua è una stagione d’oro davanti alla porta, come mai mercoledì ha fatto cilecca?
«Colpa dell’emozione. Ma ci sta. Ho avuto due-tre chance e non le ho sfruttate. Per come sono fatto, il gol mi è mancato. Entrare in corsa, però, non è mai facile. Come sempre ho cercato di dare tutto».
Si sente solo generoso?
«E’ una mia caratteristica. Con Prandelli ho fatto l’ala. Nessun problema, non mi dispiace fare l’esterno. Importante per me è trovare spazi in avanti».
Quanto è stato importante Luis Enrique per Borini?
«Devo tutto a lui. Mi ha dato fiducia anche quando ero infortunato. Anche Ferrara, però, mi ha aiutato tantissimo».
Come si comporta l’asturiano con il gruppo?
«Inflessibile, severo a suo modo. Ma le regole le sanno tutti. Ha grande carattere. E carisma».
Quindi non è stata una sorpresa per voi l’esclusione di De Rossi, domenica a Bergamo?
«Se ci sono le regole, le dobbiamo rispettare. Ho spiegato che a me non sarebbe accaduto perché arrivo venti minuti prima. Ma ho detto così per stemperare la situazione che era stata un po’ ingigantita. Daniele, tra l’altro, mi aiutato molto durante la gara contro gli Usa, mi suggeriva che cosa fare. Mi incitava».
Non ha sentito la pressione di una piazza particolare come quella di Roma?
«No. Mi sono, però, isolato dentro una bolla, senza ascoltare le radio e leggere i giornali. Penso a fare il mio lavoro, perché so che è un ambiente complicato».
Che cosa le ha detto Luis Enrique dopo la convocazione in Nazionale?
«Mi ha mandato un sms per complimentarsi».
Quale il prossimo obiettivo?
«Penso a una partita alla volta. Essere entrato nel gruppo azzurro è una grande soddisfazione, ma la svolta nella mia carriera sarebbe la convocazione per l’Europeo».