(A.Angeloni) – Lui, Luis Enrique, più di tanto non si scompone. Si esalta per la vittoria ma non gli è piaciuto come è arrivata. La Roma, battendo il Genoa, riaggancia il treno per il terzo posto: quattro punti dalla Lazio non sono pochi ma non sono nemmeno tropp., (…). Di strada, con due sole partite, la Roma ne ha fatta. Sei punti con Palermo e Genoa, ma lui, appunto Luis Enrique, non si scompone. «La strada è ancora lunga e dura, ma noi ci dobbiamo provare. Dopo il derby ho detto che avrei voluto vincere le dodici partite restanti, due le abbiamo portate a casa ora aspettiamo, non è facile vincere tante gare di seguito. La squadra più forte tra le avversarie per il terzo posto? Io spero la Roma. Avere l’opportunità di arrivare in alto sarà difficile, ma la partita con il Milan può essere un punto di riferimento per noi. E già ci stiamo pensando. La classifica adesso dice la verità: siamo sesti e ci meritiamo questo per il momento. Lazio, Udinese e Napoli hanno fatto meglio di noi, ma la Roma è lì, saranno importanti gli scontri diretti». La squadra che ha battuto il Genoa però non lo ha fatto impazzire, proprio quando in tanti hanno cominciato a tirare fuori la solita tesi: ecco, finalmente una vittoria normale, fatta di sofferenza e di concretezza. (…)«Mi è piaciuto l’inizio, ma a parte questo non mi piaciuto niente. Abbiamno vinto, è stato bello non prendere gol, Osvaldo ha segnato una rete bellissima, però c’è qualcosa da rivedere. Tutto questo rafforza la squadra, ma noi siamo stati troppo imprecisi. Non hanno funzionato gli automatismi? Dipende dallo stato dei calciatori, dagli avversari e il Genoa ha fatto benissimo. Sono stati bravi a fare pressing e noi eravamo in difficoltà, abbiamo fatto però quattro-cinque palle gol, Frey è stato bravissimo. Così non mi piace vincere, ma è importante prendere i tre punti in questo momento. Nel calcio è importante la regolarità nei risultati». Del resto, se devi vincere solo con la fortuna, che l’hai chiamato a fare uno come Luis Enrique? Lui ci tiene al gioco, al bel calcio. Vincere attraverso il gioco, stavolta non è successo. Primo tempo bene il secondo male? «Tutte e due male», ribadisce lo spagnolo. «Non ho visto pressing, troppi palloni persi, ripeto, mi piace solo il risultato. Il Genoa poteva pareggiare, noi abbiamo sbagliato sotto porta». Qualche annotazione (spiegazione) tattica. Su Lamela ad esempio, che dietro le punte rende meno e segna poco. «Non credo che sia stato preso per fare gol, è un classe ’92, ha una grande personalità e umiltà che può essere importante per la sua carriera. I terzini spingevano a turno? Stiamo lavorando sull’atteggiamento della squadra. Voglio sempre i terzini alti, io cerco solo di migliorare la squadra. Nelle ultime due partite ha cambiato? Non ho cambiato niente, è migliorato lo stato d’animo perché abbiamo vinto a Palermo, dove tra l’altro abbiamo giocato una buona partita. È ben più difficile lavorare quando non vinci, è importante ottenere i risultati ma bisogna capire il perché arrivano certi risultati. Stavolta non l’ho capito, ma forse sbaglio io».
Chiusura sui tifosi, che dal «mai schiavi del risultato» sono passati alla richiesta (bisogno, voglia) di andare in Europa. Un commento? «Loro meritano non solo di andare in Champions, ma di vincere tanti scudetti. Noi cerchiamo di fare il meglio e su questo non devono avere dubbi».