(M.Ferretti) Luis Enrique viene amato o odiato a seconda dei risultati della Roma. Se la squadra vince, è un fenomeno. Se perde, un allenatore che non vale una lira. Non è ancora arrivato al punto di farsi amare (o odiare?) o anche solo sopportare indipendentemente dal verdetto settimanale del campo. Ecco perché non c’è un tifoso o un critico (onesto) che dica con certezza: Luis è scarso. Così come non c’è un tifoso o un critico che se la senta di affermare con sicurezza: Luis è uno bravo. Il suo rapporto con l’ambiente è in costante, precario equilibrio e un altro passo falso nel derby, dopo quello del 16 ottobre dello scorso anno, potrebbe costargli caro a livello di gradimento popolare. Perché la tifoseria può, in nome del Progetto, chiudere un occhio sull’eliminazione grottesca in Europa League o sulle tre pappine rimediate in coppa Italia dalla Juve oppure sulle nove sconfitte in campionato, con relativa modesta classifica, ma mal sopporterebbe un secondo ko contro la Lazio. Perché a Roma, giusto o sbagliato che sia dalle parti di Gijon, il derby è ancora la partita che può valere una stagione. (…) Libero di fare – sempre e comunque – ciò che vuole con il placet della dirigenza, Luis Enrique sa alla perfezione quale valore abbia la partita contro la Lazio e c’è curiosità per verificare se domani vestirà i panni del fenomeno o dell’allenatore normale, indossati finora con identica disinvoltura, dando per scontato che chiederà alla Roma di fare la consueta proposta di gioco. Una proposta che ha esaltato o fatto avvelenare i tifosi e che, in ogni caso, non ha mai avuto i connotati della continuità. O della regolarità, perché la nuova Roma dopo otto mesi di lavoro continua a giocare o bene bene oppure male male. (…) Conoscendo l’opinione della dirigenza, Luis domani non rischia niente se non un ulteriore scollamento con la tifoseria: mica una cosa di poco conto, se ci pensate. Al tempo stesso, ecco la singolare sensazione, una vittoria non gli garantirebbe l’impunità futura, come accaduto in passato per altri protagonisti. Roma lo sta ancora studiando mentre lui si sta comportando come uno che ha già capito tutto. O meglio, come uno che tira dritto per la propria strada anche a costo di andare contro tutto e tutti. Un segno di personalità, è la risposta dei suoi ammiratori. Un segno di debolezza, secondo i suoi detrattori.
Oggi, prima dell’allenamento di rifinitura, Luis incontrerà i cronisti e racconterà la sua ennesima verità sul momento della Roma. Come al solito non svelerà nulla riguardo la formazione anti Lazio e di quel minimo che si farà scappare occorrerà tenerne conto nella giusta misura, essendo lui abituato ad affidarsi a una più o meno voluta pretattica. Totti è pronto, De Rossi pure e anche Perrotta smania, visto che c’è da sostituire lo squalificato Gago. L’importante, per tutti, sarà arrivare in perfetto orario domani mattina alla riunione tecnica.