(A.Angeloni) – «Disfrutando de Roma», cioè godersi Roma. La scritta su un’immagine del Colosseo sommerso dall’abbondante nevicata dello scorso febbraio. La foto è sulla pagina twitter di Toñín Llorente Gento (7753 follower, seguaci, curiosi e così via), motivatore-animatore spagnolo della Roma e soprattutto amico di Luis Enrique. Viene da chiedersi: se gli piace tanto Roma, perché non se la gode da dentro, invece di vivere a Formello? Questione di mogli, che spesso (sempre) decidono per i mariti e per tutta la famiglia, e di amicizia con il tecnico, che ha scelto di starsene nell’estrema periferia nord. Luis e Toñín sono come Guardiola ed Estiarte, pluridecorato campione spagnolo di pallavolo, ora mediatore tra Pep e i suoi calciatori del Barça. Anche Toñín media nella Roma. Cioè motiva, anima, rianima, chiede, si informa, passa molto tempo con i calciatori (ieri, problema alla caviglia per Stekelenburg, nulla di grave, pare), mangia con loro, incita chi va in campo, consola i panchinari, sposta il girotondo che si vede prima di ogni partita, dallo spogliatoio al campo di gioco. Con i giovani fa da papà, con i più anziani instaura un rapporto paritario, figlio dell’iniziale diffidenza. […] E che quindi sia inutile. Ma lui, Llorente, va oltre, continua a fare il suo lavoro, a scoprire Roma (gli piace la Garbatella perché feudo romanista), a gustare i cibi delle taverne di Testaccio e Trastevere. A volte gli tocca anche tirare su il morale al suo «amico, capo e compagno di battaglie» – così Llorente definisce Luis Enrique. Un esempio recente: nel post derby, domenica 4 marzo, nel momento in cui l’allenatore spagnolo stentava in quella che è stata, forse, la sua conferenza stampa più complessa, quando molti giornalisti lo hanno messo alle strette. Lui, Toñín, da dietro una colonnina della sala stampa dell’Olimpico, urlava a denti stretti: «Vamos, vamos, Luis». Come a dire: rispondi, non ti far mettere i piedi in testa. Prova a dire qualcosa di romanista, parafrasando Nanni Moretti che, nel film Aprile, si rivolse a D’Alema con il famoso «dì qualcosa di sinistra». C’era poco da dire quel giorno, di romanista, di sinistra, di destra o di centro. Di rassicurante e di ottimista. Era dura e basta. Eppure lui lavora tutti i giorni al fianco della squadra, in campo posiziona i birilli e osserva i comportamenti di tutti, come un regista senza telecamera. Poi, relaziona. Uno sportivo, con la psicologia non c’entra niente, anzi, s’è addirittura laureato in legge nel 1990 all’Universidad Complutense de Madrid. Luis lo ha scelto per le sue esperienze nel campo dello sport (e per amicizia, ovviamente), dove un po’ tutta la sua famiglia ha primeggiato per decenni. Toñín ha giocato a pallacanestro per 20 anni, ha vinto il titolo nazionale con il Real Madrid a livello giovanile, e ha poi concluso la carriera nel Real. È il nipote del grande Gento (12 campionati spagnoli, 6 Coppe Campioni e 1 Intercontinentale con il Madrid), fratello di Francisco detto Paco, anche lui calciatore del Real di Butragueno e dell’Atletico Madrid.[…]