(C. Zucchelli) – La cosa più bella Erik Lamela non la dice dopo la partita dell’Argentina, dove è rimasto 90 minuti in panchina per ammirare sua maestà Leo Messi annichilire la Svizzera con una tripletta. La cosa più bella, anche se c’è l’imbarazzo della scelta tra quelle che l’attaccante dice visto che poi parla di Roma e vittorie, Erik Lamela la scrive sul suo profilo ufficiale di Facebook. Prima posta una foto di lui bambino – biondino e coi capelli lunghi – e poi scrive: «Da bambino sognavo di giocare un giorno con la nazionale. Oggi quel sogno si è avverato». Parole semplici. Parole di un adolescente, perché Lamela questo è. Un ragazzino che domenica compie 20 anni.
Nato il 4 marzo, Erik. E oggi ci sta più bene che in altri giorni. Oggi che è tornato a Roma dalla Svizzera con tanta esperienza in più, con gli occhi pieni delle prodezze di Messi e persino con un paio di scarpini del giocatore più forte del mondo. E chissà che non gli portino fortuna domenica contro la Lazio, magari per cercare il secondo gol in campionato dopo quello, splendido, contro il Palermo all’esordio. Lui ci spera e ci crede soprattutto, anche per mettersi alle spalle queste ultime settimane un po’ così. Così nel senso che, dopo aver strabiliato tutti nei suoi primi mesi romani, Lamela sembra – è – un po’ in affanno. Gli manca il gol, ma gli mancano anche quegli spunti e quelle accelerazioni in grado di dare una svolta alla partita. Lui lo sa. È il primo a sapere quanto e come deve crescere. E a Goal.com dice: «il mio pensiero è vincere qualcosa con la Roma. Mi piacerebbe molto». Senza andare troppo in là con i pensieri, basta iniziare dal derby di domenica. Luis Enrique, nonostante la prova opaca di Bergamo, sembra orientato a dargli ancora fiducia. E lui per il tecnico spende parole importanti: «Luis Enrique è un vero amante del calcio, questo è ciò che lo rende unico». Unici come sono anche Totti e De Rossi: loro lo considerano un grande giocatore in grado di diventare un campione assoluto, Erik ricambia la stima: «Francesco mi ha fatto subito sentire a mio agio, è stato molto gentile. Lui è conosciuto in tutto il mondo, non servono altre parole per raccontarlo. Lui e Daniele sono i primi tifosi della Roma, soffrono quando le cose non vanno bene, proprio perché ci tengono enormemente a questa maglia. Sono due veri leader in campo e posso assicurare che si fanno sentire». De Rossi e Totti gli hanno spiegato bene cosa sia Roma, ma Lamela, col passare dei giorni, se ne sta accorgendo da solo: «Mi sento bene, come se fossi a casa mia. Adoro la passione dei romanisti. Il cibo? Mi piace tanto, la carbonara in particolare. Poi il clima, a Roma è spettacolare. E poi è incredibile girare per la città, ci sono dei monumenti pazzeschi, come San Pietro, e ci sono angoli incredibili». Lui li visita spesso, con gli amici, con la fidanzata e, quando ci sono, anche con i genitori e i fratelli. Sono loro che gli stanno vicini quando le cose non girano come dovrebbero.
Come in queste settimane, appunto, in cui Lamela paga l’adattamento al calcio italiano. Lui lo spiega così: «Direi che la differenza più evidente, a livello di gioco, è che il calcio europeo è più ordinato rispetto a quello argentino e, qui, si tocca di più la palla. Il tocco con la suola? È una cosa che faccio d’istinto, probabilmente il fatto di aver giocato a calcetto mi ha facilitato in questo particolare tocco». Un tocco che ha già fatto scoccare la scintilla a tutti i romanisti. Adesso ci vorrebbe una grande prestazione o un gol domenica e l’amore sarebbe definitivo. E totale