(C. ZUCCHELLI) – Il servizio delle Iene è andato in onda giovedì notte, ieri ne ha parlato praticamente tuttaRoma. O, almeno, la parte giallorossa della città che solitamente passa parte delle sue giornate ad ascoltare le trasmissioni radiofoniche che raccontano di Totti e compagni.
A far discutere, come detto, il servizio di Paolo Calabresi sulla tentata truffa al club giallorosso e l’auto-difesa dei personaggi coinvolti. Almeno due su tre. Perché se Roberto Renga ha scelto la via del silenzio, in mattinata Mario Corsi e Giuseppe Lomonaco, dai microfoni di Centrosuonosport, hanno detto la loro: «Ci contestano la ricettazione e se è così vuol dire che il documento è vero, ma non potevamo averlo», le parole di Corsi, mentre Lomonaco ha spiegato: «Hanno tagliato e cucito il video, volevano incastrarmi». In tutto questo quadro, mentre la Roma continua a non dire una parola sulla vicenda, emerge un altro nome. Ed è un nome che fa rumore. Quello di Luciano Moggi.
Il Giornale e La Repubblica lo hanno scritto ieri mattina, lo stesso Calabresi lo ha confermato a Il Romanista: «Moggi – si legge sul Giornale – telefona a Calabresi e lo riceve nell’ufficio del suo avvocato, racconta la «iena» a verbale. “Una chiacchierata surreale”. Nell’incontro si sarebbe parlato di tutto e di niente, tranne un riferimento fatto al figlio di Calabresi, autentico campioncino delle giovanili della Roma (gioca negli Allievi Nazionali, ndr). Per i pm quest’incontro «anomalo» merita più di un approfondimento. Per Moggi, contattato dal Giornale, è un abbaglio: «Non so di cosa si stia parlando, figuriamoci se so di questi dossier. Quanto a Paolo Calabresi è lui che da tempo insiste per fare un’intervista dopo che una volta ci provò travestendosi da cardinale». Moggi in alcune dichiarazioni di ieri ha poi ribadito il concetto: «La vicenda parla da sola, se vengo chiamato in causa da uno che per vivere è costretto a travestirsi da cardinale». Adesso della vicenda continuerà ad occuparsi la magistratura che dopo la denuncia della Roma ha aperto un’inchiesta e ha ascoltato i protagonisti della vicenda: lo stesso Calabresi, ad esempio, è stato ascoltato in procura nelle scorse settimane per oltre sei ore. A Trigoria nessuno vuole o vorrebbe pensarci più, la speranza è che questa vicenda venga al più presto messa da parte e che si torni solamente a pensare al calcio giocato.